Il capogruppo di Sel spiega che non ha votato per l’elezione del presidente perché non c’è stata una discussione preventiva sull’assetto dell’organismo, su cui si è consumata “una scelta tutta politica”
“Non ho partecipato al voto dell’elezione dell’Ufficio di Presidenza della Commissione di indagine su Fenice per due ragioni, rispettivamente di metodo e di merito politico”. E’ quanto afferma il capogruppo di Sel in Consiglio regionale, Giannino Romaniello, spiegando che “innanzitutto, nel metodo, si è arrivati alla riunione di insediamento dell’organismo senza una preventiva discussione e quindi un preventivo e necessario confronto tra i componenti dei partiti del centrosinistra e successivamente con i partiti di opposizione. Nonostante il Pdl continui a considerare la Commissione non politica registriamo un’intesa tra i due maggiori partiti presenti in Consiglio Regionale – Pd e Pdl – che di fatto ha orientato l’elezione dell’Ufficio di Presidenza. Il risultato è proprio l’opposto di quanto dichiarato perché la scelta è stata tutta politica. Non si può sottovalutare che il capo dell’opposizione assuma la funzione di presidente della Commissione di indagine”.
“Mi sarei aspettato un atto di maggiore sobrietà da parte di tutti coloro che in passato hanno avuto ruoli importanti nel Consiglio Regionale – aggiunge Romaniello – sede in cui tutti gli atti fondamentali degli enti ed aziende regionali sono sottoposti a controllo. Mi chiedo inoltre: a cosa è servita l’istituzione dalla precedente legislatura regionale della quinta Commissione permanente (come è noto di controllo) che su volontà esplicita della maggioranza è presieduta dall’opposizione?”.