"Nella sua nuova “lezione” sul Mezzogiorno il Ministro Tremonti indica l’esempio della Germania ma dimentica quanto ha fatto il Governo di quel Paese, subito dopo la riunificazione, per superare il forte divario della ex Ddr e che se dunque un intervento capace di promuovere sviluppo ed occupazione nel Mezzogiorno assume carattere di particolare urgenza, affinché abbia sostenibilità nel tempo, non può prescindere dalla posizione dell’area proiettata al centro del Mediterraneo e dalle indicazioni espresse nella strategia di “Europa 2020” adottata dall’Unione Europea". Così ils egretario generale della Cisld i Basilicata, Carmine Vaccaro, risponde al Ministro Tremonti che ha affermato che il Sud frena la crescita del Paese.
" Per questo – continua Vaccaro – come ho avuto modo di osservare nei giorni scorsi, commentando il ddl sviluppo, la priorità per il sindacato resta la rimodulazione in modo efficace le risorse nazionali ed europee.
Per favorire la ripresa dell’economia meridionale non esiste altra strada dalla riqualificazione della spesa
ordinaria e la completa attivazione della spesa aggiuntiva, instaurando un rinnovato metodo di collaborazione tra il Governo, le Regioni e le altre istituzioni locali, istituendo una stabile sede di confronto tra Governo e Regioni (Cabina di regia), aperta al contributo sistematico delle Parti economiche e sociali, per garantire la
cooperazione tra gli attori pubblici, la trasparenza nelle decisioni, la chiara distribuzione
delle responsabilità e quindi una rapida attuazione delle politiche per il Mezzogiorno, per
realizzare innanzitutto una efficace rimodulazione dei Fondi strutturali europei, sia per la
loro immediata disponibilità, sia per impedire la possibile perdita delle risorse. Per questo le aspettative sul Memorandum d’Intesa Stato-Regione sul petrolio si moltiplicano perché è un banco di prova sull’effettiva volontà concertativa del Governo. Inoltre, come è sostenuto in sintonia dalle parti sociali che hanno sottoscritto il documento sul Mezzogiorno già dimenticato dal Governo, è indispensabile mettere a disposizione e reimpiegare, coinvolgendo le Regioni, le risorse FAS 2000-2006 non utilizzate, nonché le cosiddette “risorse liberate”; concentrare i fondi su grandi progetti infrastrutturali a rete, materiali e immateriali, come le dorsali e le trasversali di trasporto, e le opere logistiche, gli schemi idrici, la banda larga e il ciclo integrato dei rifiuti, anche mediante il rilancio del Fondo nazionale per la progettazione di opere pubbliche; puntare alla qualificazione e rafforzamento del territorio, dei suoi sistemi urbani e delle aree rurali, e promuovere un progetto integrato di effettivo potenziamento del turismo con la valorizzazione dei beni culturali, delle risorse naturali e delle produzioni locali, in particolare nel settore agroalimentare".
Per Vaccaro "diventa essenziale dunque la revisione del Patto di stabilità interno per Regioni ed Enti Locali, per liberare capacità di spesa finalizzata a sbloccare i pagamenti e all’avvio di opere pubbliche, anche piccole, immediatamente cantierabili. In coerenza con le priorità di efficacia della spesa, andranno attivati anche i Programmi Attuativi Regionali del FAS, offrendo così la possibilità alle Regioni di prendere impegni finanziari vincolanti, di concentrare la spesa e di recuperare, operativamente, la politica regionale unitaria delineata nel Quadro Strategico Nazionale 2007-2013. Per la UIL le Regioni meridionali debbono e possono accettare la sfida costituita dal Federalismo, a condizione di sviluppare una corretta gestione della cosa pubblica, a cui deve corrispondere un’ adeguata perequazione infrastrutturale ed un’ appropriata definizione dei costi standard
e del finanziamento dei livelli essenziali delle prestazioni. Ed in tutto questo anche la Giunta Regionale deve fare la sua parte innanzitutto accelerando gli interventi di spesa dei fondi comunitari, senza fermarsi alla fase di impegno della spesa che come è noto non corrisponde all’effettiva cantierizzazione di opere, progetti e programmi, ma offrendo segnali concreti che il nuovo meridionalismo, a differenza di quello lamentoso e di quello del passato caratterizzato dagli amministratori regionali con il cappello in mano, è fatto di virtuose azioni quotidiane che contengano piccoli ma significativi passi in avanti verso l’occupazione, lo sviluppo, la tutela del welfare.