“Il 25 novembre è la giornata internazionale contro la violenza sulle donne, ricorrenza del brutale assassinio nel 1960 delle tre sorelle Mirabal, considerate esempio di donne rivoluzionarie per l'impegno con cui tentarono di contrastare il regime di Rafael Leónidas Trujillo, dittatore che tenne la Repubblica Dominicana nell'arretratezza e nel caos per oltre 30 anni.
Anche nella democratica Italia la violenza sulle donne uccide più del cancro e degli incidenti stradali: 3 donne su 10 hanno subito violenza sessuale o fisica. Sono almeno 115 le donne uccise in Italia nel 2010, in base ai dati riportati dalla stampa e riconducibili alla violenza di genere.
La maggior parte delle vittime resta in silenzio e non denuncia la violenza, o perchè non la percepisce come reato o perchè resta soggetta a condizionamenti sociali che impongono loro di tacere”. Lo sostengono in una nota le donne della Cgil di Matera.
“Questa giornata – aggiungono – è l’occasione per riflettere sulla condizione femminile, in un Paese in cui la cronaca è stracolma di casi di donne che hanno subito abusi di ogni genere per mano degli uomini a loro più vicini.
Il dato preoccupante è che nella maggior parte dei casi la violenza si perpetra tra le mura domestiche, dove i carnefici sono proprio coloro con i quali quelle donne hanno deciso di condividere l'esistenza: marito (36%), convivente o partner (18%), un ex (9%), un parente (13%). A conferma di un quadro che mostra quanto le relazioni familiari e tra i sessi siano quelle di maggior pericolo per la donna.
La violenza sulle donne – sottolineano le donne della Cgil – è trasversale, sconfina fra civiltà, razze e continenti e non risparmia affatto l’occidente opulento e democratico, perché, al contrario, il “problema” si acuisce laddove è più solida la libertà guadagnata dalle donne. La violenza contro le donne non conosce differenze sociali e culturali, non ha tempo né confini: rappresenta un’emergenza vergognosa che lede profondamente i diritti e la dignità umana.
Ogni volta che c’è uno scatto di libertà femminile, c’è una reazione maschile e l’uomo di fronte ad una “donna nuova” e più libera si arma di violenza.
Sono milioni le donne che nel mondo subiscono amputazioni ai genitali, che vengono condannate a morte per essersi giustamente ribellate a comportamenti insani del proprio marito, che vengono giustiziate per non aver rispettato pratiche imposte dalla religione (per tutte possiamo citare il caso di Sakineh, Mohammadi, Ashtiani in Iran, che rischia di essere lapidata poiché condannata a morte per adulterio).
Accanto a queste donne di civiltà lontane, ci sono le donne che subiscono quotidianamente discriminazioni sui luoghi di lavoro, che subiscono molestie da uno sconosciuto per la strada o da un superiore in ufficio, che vengono costrette alle dimissioni nel momento in cui comunicano una gravidanza, che vengono malmenate dal proprio compagno geloso.
Le donne italiane sono purtroppo ancora imprigionate in uno schema sociale che le vuole “angeli del focolare”, che considera il loro corpo una merce, che le relega a ruoli di secondo piano sul lavoro e che scarica su di loro il peso del lavoro di cura di anziani e bambini.
Sono ancora troppo poche le donne che, in Italia, ricoprono ruoli di responsabilità; sono ancora troppo poche le donne elette nel nostro Parlamento. Per questo la società italiana è ancora arretrata e senza il contributo delle donne non potrà progredire.
La giornata del 25 novembre non servirà certamente a cancellare la violenza sulle donne, ma imporrà questa piaga al dibattito pubblico e, forse, farà riflettere anche gli uomini, che dovrebbero impegnarsi di più contro gli abusi sulle donne.
Sta a noi tutte – concludono le donne della Cgil Matera – e tutti comunque, alla nostra tenacia e volontà di cambiare l’attuale stato delle cose che non ci piace, lottare perché certe angherie e soprusi non siano più concepiti “normali o usuali”, da noi dipende il riscatto per un futuro migliore”.
BAS 05