“Impietosa la pagina scritta oggi alla Sata di Melfi”. Lo afferma, in un comunicato stampa, Manuela Taratufolo, segretaria provinciale della Cgil di Matera. “Impietosa e umiliante verso i 3 lavoratori, verso il diritto al lavoro, verso il nostro territorio, attanagliato dal bisogno di lavoro. Una pagina che riporta all’antico, al tempo in cui i padroni licenziavano gli operai se non si piegavano alla loro volontà, al tempo in cui per raggiungere il massimo profitto, si negavano diritti e si trattavano i lavoratori peggio delle bestie. Sembra di assistere ad un dejà vu in un contesto, all’apparenza, emancipato ma in cui lo stile non è cambiato. Il padrone umilia l’operaio che, pur avendo fatto valere, per legge, le sue ragioni, pur avendo vinto una causa di reintegro, si vede negare palesemente e superbamente un suo sacrosanto diritto: riprendere a lavorare. E ciò che fa più male è che questa ennesima grave scorrettezza si consumi con la complicità meschina e cinica del Governo, del Ministero del Lavoro che su tale vicenda restano codardamente in silenzio. Ma come si può restare indifferenti di fronte ad un simile scempio?
I diritti devono essere rispettati e osservati. Lo sviluppo non può passare attraverso l’azzeramento dei “diritti base” dei lavoratori né la crisi può essere un alibi per negare tutele e garanzie. Non vince il più forte, devono trionfare i diritti nell’interesse obiettivo di chi è leso, di chi è più debole, di chi è meno garantito. Nè si può restare a guardare attendendo che una bacchetta magica risolva una situazione così assurda e paradossale. E’ tempo di reagire tutti insieme, forze sociali e politiche, col fine comune di fare in modo che si perseveri “in una politica di sviluppo e ripresa che subordini tutto e tutti alla suprema necessità di lavorare, nel rispetto dei diritti, e di produrre” (lo diceva G.ppe Di Vittorio nel 1946). Un connubio imprescindibile che si deve avere la forza e la volontà di attuare nell’interesse dei lavoratori e della ripresa economica del territorio. Non si può prescindere da questo: abbiamo l’obbligo morale nonché il dovere di tutelare i lavoratori e di promuovere uno sviluppo che rispetti i diritti più elementari. Saremo accanto ai lavoratori di Melfi affinché siano rispettati i loro diritti e si eviti che l’atteggiamento paradossale del padrone Marchionne non diventi un cattivo esempio a cui altri imprenditori si uniformino”.
(bas – 04)