Il segretario generale Di Maulo: nello stabilimento regna clima di intimidazione
"Dopo la lettura dell’articolo di copertina di Panorama di questa settimana c’è di che rimanere sconcertati: una grande fabbrica nella quale regna un clima di intimidazione, di paura e di omertà, in cui vige la legge del più forte e non le regole del buon convivere tra colleghi e quelle dello stato di diritto, in cui lavoratori e delegati hanno perfino paura di testimoniare la verità al Magistrato". E' quanto afferma il segretario generale della Fismic, Roberto Di Maulo.
"Anche dal resoconto fatto dal cronista emerge una lettura dei fatti ben diversa da quella che finora i mass media avevano accreditato. C’è da sottolineare che la Fismic, fin dall’inizio, aveva sottolineato come il Magistrato di primo grado, nell’emettere la sua sentenza, non avesse escluso responsabilità dei licenziati e avesse esplicitamente dichiarato nell’ordinanza che non aveva completato l’esame di merito dei fatti e non ascoltato tutti i testimoni".
"Di fronte a questo quadro desolante – continua Di Maulo – la Fismic richiama in modo fermo la FIAT alle proprie responsabilità (spetta infatti alla Direzione Aziendale mantenere ordine e decoro nei posti di lavoro); rinnova l’appello già lanciato al Presidente Napolitano, che tanta sollecita solidarietà aveva mostrato nei confronti dei tre licenziati, di mostrare comprensione ed affettuosa vicinanza anche ai lavoratori onesti che vogliono prestare la loro opera in azienda senza subire insulti, vessazioni, picchetti, cortei interni, ecc.; assicura tutti gli iscritti, i delegati e tutti i lavoratori che volessero parlare, rompendo il muro di omertà oggi esistente visto il clima di intimidazione esistente nello stabilimento, che l’Organizzazione Sindacale fornirà tutti i supporti e gli aiuti necessari affinché siano protetti da eventuali ritorsioni fatte dai soliti facinorosi".
Infine "la Fismic invita tutte le Organizzazioni Sindacali ad interrogarsi su quanto emerge dal resoconto del cronista e ad adoperarsi affinché simili racconti facciano parte di un fosco passato che ormai abbiamo alle spalle da oltre 30 anni e ad evitare che le fabbriche ridiventino quella culla d’odio che ha contrassegnato così dolorosamente il nostro Paese durante i terribili anni di piombo".
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