“Il cuore del Mezzogiorno deve ritornare a pulsare e non può rimanere isolato da un Piano per il Sud che corre il rischio di lasciare indietro una vasta ed essenziale area, utile a rendere l’intero Sud Italia realisticamente e concretamente piattaforma nel Mediterraneo. Il Piano per il Sud, tra i cinque punti sui quali ieri il Governo Berlusconi ha chiesto la fiducia, pone due particolari questioni. In primo luogo il quaranta per cento degli investimenti totali destinati al Sud deve essere costituito da risorse ordinarie e non può comprendere, né i fondi Fas né le risorse liberate da progetti coerenti a valere sui fondi comunitari. La seconda questione riguarda la disponibilità delle risorse e i tempi per la realizzazione della Bari – Napoli, della 106 Jonica e della Salerno – Reggio Calabria. Tuttavia se anche le risorse ci fossero e i tempi annunciati venissero rispettati, ci troviamo comunque di fronte alla definizione di una rete infrastrutturale e logistica che rappresenta esclusivamente il perimetro dell’area del mezzogiorno, con un’unica trasversale. Ciò, come è evidente, creerebbe non pochi problemi ad un territorio che coincide con quello di circa 8/9 province e i cui abitanti rappresentano 1/3 della popolazione complessiva delle regioni del Mezzogiorno continentale”.
È quanto ha dichiarato il Presidente della Provincia di Potenza Piero Lacorazza, a commento del Piano per il Sud. L’argomento inoltre è al centro dell’intervento del Presidente alla Festa Democratica Nazionale del Mezzogiorno, svoltasi questo pomeriggio a Napoli, dove ha rilanciato il tema della pianificazione di area vasta ed ha parlato delle potenzialità del territorio che coincide prevalentemente con le Province di Potenza, Avellino, Benevento, Campobasso, Cosenza, Foggia, Matera, Salerno e Taranto.
“Si tratta di un’area che ha una superficie territoriale pari al 50 per cento della superficie totale del Sud Italia e una serie di snodi logistici importanti (porti, aeroporti) che non possono rimanere esclusi dalle principali direttrici di sviluppo. Una parte rilevante di Mezzogiorno – ha continuato Lacorazza – che deve dialogare e far quadrato per non rimanere indietro. Tale riflessione, inoltre, assume ancora un maggior rilievo se si considera che il fermento e il dibatto esistente in alcuni territori assume in questi giorni accenti e toni abbastanza duri, come sta accadendo ad esempio in provincia di Salerno, in alcuni comuni della Costa Ionica e nella regione Puglia dove è in atto un confronto acceso sul ruolo e la funzione del Salento.
Appare chiaro, dunque, come sia sempre più forte il ruolo degli enti territoriali, chiamati ad affrontare insieme la sfida posta dal federalismo. Una sfida che richiede cooperazione e sinergie istituzionali, per colmare con una pianificazione di area vasta i gap riguardanti le infrastrutture materiali e immateriali (mobilità e logistica), l’organizzazione dei servizi e infine l’allocazione degli investimenti produttivi. Certo anche noi dobbiamo fare la nostra parte, attraverso la razionalizzazione dei costi e l’efficienza della macchina amministrativa, costruendo così le condizioni affinché il territorio contribuisca a rendere le nostre imprese più produttive e competitive nel mondo”.
“Lungo questo percorso, le classi dirigenti, le province e i comuni capoluogo anche raccordandosi e cooperando con le Regioni – ha concluso il Presidente – devono provare a far sintesi tra le proprie esigenze, costruendo le basi di un’alleanza che alimenti la credibilità delle istituzioni e dia forza ad un nuovo concreto progetto di sviluppo per il Mezzogiorno. Un progetto in grado di restituire speranza e fiducia nel futuro alle comunità meridionali, attualmente sempre più penalizzate”.
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