Rosa (Pdl): “un centrosinistra avvitato su stesso”

L'esponente del Pdl analizza la situazione della coalizione lucana, sottolineando che occorre non fermarsi alle analisi sui diversi personaggi politici e approfondire le dinamiche e le cause che creano e consolidano le debolezze delle istituzioni

“Bei ricordi i film su D’Artagnan e la maschera di ferro, erano i tre moschettieri di Dumas ed anche il seguito ‘20 anni dopo’; se tralasciamo le memorie di un’infanzia trascorsa e ci catapultiamo nella Lucania del 2011, verrebbe da dire che 20 anni dopo la nascita del centrosinistra attuale nulla è cambiato e neanche i tre moschettieri, poi, sono una tale novità come vorrebbe far sembrare qualche commentatore politico. Anzi, oserei affermare che sono stati costruttori, artefici e protagonisti attivi, o per interposta persona di qualche comprimario, della sceneggiata politica nelle terre di Basilicata. Forse domani saranno i ‘Quattro dell’Avemaria’ o i ‘Sette Samurai’ della nomenclatura democratica, ma il copione non varierà nella sostanza, semmai qualche piccola scena di minor importanza da giocare per qualche nomina o qualche incarico”. E’ quanto dichiara il consigliere regionale del Pdl, Gianni Rosa, sostenendo che “personalmente trovo debole le analisi ricadenti su questo o quel personaggio politico, sul ruolo o meno di un esponente piuttosto che un altro; si finisce col dare una lettura di un fenomeno complesso quale la società e la politica, che è un sottosistema della società, spesso lo dimentichiamo, invece di approfondire le dinamiche e le molteplici cause che creano e consolidano le debolezze delle istituzioni, dell’economia e del corretto funzionamento di una comunità e di una società sempre più complessa. Ferma la libera espressione di ogni pensiero e opinione, però, faccio fatica a credere che il rinnovamento di un centrosinistra avvitato su se stesso e sulla gestione del potere possa autorigenerarsi grazie all’intervento taumaturgico di qualche individuo. Soprattutto, poi, se portano il nome di Bubbico, Folino e del collega Dalessandro, ovvero protagonisti di rilievo del ‘Partito Apparato’ lucano, (non potrei leggerlo neanche come paradosso o provocazione)”.

“Specie, poi, – aggiunge ancora Rosa – l’idea di un Folino quale ‘araba fenice’ che risorge dalle sue ceneri, sarebbe anche troppo fantasioso per un testo di mitologia. Il Folino lanciante saette contro i vitalizi e che in Consiglio regionale vota contro la proposta di ridurre i costi degli Enti e di abolire i consigli di amministrazione, il Folino assieme al socio Bubbico arrabbiato a far fronda contro De Filippo e Luongo per far eleggere il segretario Speranza contro Adduce, per poi accordarsi e regalare la poltrona di Matera all’antico senatore pds”. “Ancora si ricade nei cliché di credere che un partito possa fare opposizione a se stesso, si domanda Rosa – specie, quando è nato con una fusione a freddo per gestire quasi totalmente l’economia pubblica? Nelle vicende interne del Pd non entro, ma le dinamiche che influenzano un partito sono regole generali che valgono per tutte le formazioni; ma tra queste non rientrano l’opera missionaria di un singolo esponente o area e corrente, quanto semmai la capacità di rinnovare attraverso la scelta delle classi dirigenti, la loro formazione e il diffondere di una vera cultura del senso istituzionale e della ‘cosa pubblica’, solo a mo’ di esempio. Le fantasie su un partito di governo e di opposizione, lasciamole all’Accademia, nel pragmatico basti poi osservare quelle amministrazioni dove sono candidati esponenti dello stesso partito (in Basilicata ne abbiamo avuti esempi) per osservare, nel migliore dei casi, la totale assenza di opposizione e, nel peggiore dei casi, solo una squallida resa dei conti interna a discapito delle comunità”.

“Il giudizio, poi, su una Basilicata senza opposizione è, oltre che ingeneroso e non veritiero, anche alquanto snobistico nel voler solo ed elusivamente concretare l’attenzione su chi esercita potere e gestione, quindi, – afferma Rosa – carente sul piano della mera analisi politica. Questo non vuol dire negare le debolezze o i problemi che esistono nel Pdl (per ora unico partito di opposizione al centrosinistra): ci sono, si notano e bisogna ammetterli. Anche qui si cade nell’errore dell’analisi del tutto personalistica che si fa troppo spesso; non è l’operato del Viceconte o del Latronico di turno in discussione, oppure se siano più bravi i tre falchi (ritornano questi numeri) o le quattro colombe. Vi è certamente una differenza di metodi e approcci ai lavori istituzionali che a volte manca di una visione politica comune. Forse possiamo appellarci come Pdl ad un incompleto consolidamento del partito dovuto al congelamento dei momenti di discussione congressuale, ma tra poco non avremo più questo alibi. Tutto il gruppo dirigente ne è consapevole e tutti sono pronti ad affrontare la sfida. Quella sfida contro un apparato di potere che affonda le radici in due blocchi consolidati di apparati e relazioni derivanti dalla Dc e dal Psi, dal Pci e dai loro sindacati di riferimento, che troppi commentatori politici minimizzano o fanno finta di ignorare, un blocco di granito politico per ora non scalfibile in una regione troppo vasta per i suoi pochi abitanti, disseminata di tanti piccoli centri isolati tra loro: vuol dire, tradotto nella pratica, che il controllo sociale e elettorale è fin troppo facile se si ha potere. Poi se vi aggiungiamo una piccola borghesia cresciuta all’ombra del pubblico, compatta tra loro in maniera trasversale e trasformistica, si hanno gli elementi per comprendere come sia difficile fare opposizione. Ma non che non vi sia opposizione partitica e politica o di opinione pubblica, per fortuna la libera stampa esiste e andrebbe anche potenziata e nella stessa area elettorale di sinistra vi è un’opposizione sociale vera. Ma che questa sia fatta da Folino, Dalessandro, Bubbico, Antezza, Adduce, penso che sia un’irreale Speranza. Oppure il modo di alimentare una discussione mediatica solo ad uso e consumo degli addetti ai lavori”. “Per ora – conclude Rosa – registriamo il fallimento di tutti gli uomini del centrosinistra lucano. Essi stessi sono consci del fallimento di chi doveva rilanciare la Regione dopo la fine della prima repubblica, oggi, nella loro più completa delusione, pur di non ammettere che anche in Basilicata può esserci un’alternativa valida si contorcono su se stessi immaginando che qualche samurai, moschettiere o cosacco, che hanno fatto tanto male e non estranei alla lottizzazione e alle clientele, possa all’improvviso cambiare modo di pensare e di operare e rilanciarsi in un’azione politica positiva per le nostri genti”.

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