Libertà di stampa in Ecuador, mozione Consiglio regionale

Dopo la condanna a tre anni di carcere a giornalisti ed editori di origini lucane l’Assemblea chiede “il rispetto dei diritti fondamentali di piena libertà di espressione e di indipendenza dell’informazione”

“Piena solidarietà agli editori Carlos, Cesar e Nicolas Perez Lapentti ed al giornalista Emilio Palacio, impegnati in una dura battaglia per il rispetto dei diritti fondamentali di piena libertà di espressione e di indipendenza dell’informazione” viene espressa in una mozione approvata oggi all’unanimità dal Consiglio regionale della Basilicata. Il documento, proposto dal consigliere Scaglione (Pu) e sottoscritto dai capigruppo di tutti i partiti presenti in Assemblea, ricorda che i tre editori e il giornalista, tutti di origini lucane, “sono stati condannati dal tribunale ecuadoregno a tre anni di reclusione, per aver espresso opinioni e dato notizie in merito al comportamento del presidente della Repubblica dell’Ecuador Raffael Correa”.

La sentenza è giunta a proposito dell’articolo pubblicato il 6 febbraio 2011 sul quotidiano nazionale dal titolo “No alle Bugie”, nel quale Palacio, allora editorialista del giornale, riferiva della responsabilità del presidente Correa nei disordini avvenuti durante una manifestazione degli agenti delle polizia equadoregna. Autorevoli organizzazioni internazionali della stampa come l'Inter American Press Association (SIP) e Reporter senza frontiere (RSF) hanno condannato la sentenza ecuadoregna per le evidenti limitazioni alla libertà di stampa e di espressione messe in atto nel paese sudamericano.

Ad esse si unisce il Consiglio regionale della Basilicata, che impegna la Giunta “a sostenere la denuncia delle organizzazioni internazionali della stampa Inter American Press Association (SIP) e Reporter senza frontiere (RSF) al fine di affermare l’irrinunciabile valore della libertà di stampa e della libertà di opinione”, ed a trasmettere la mozione, “per il tramite del Ministero degli Esteri, all'Ambasciata dell’Ecuador in Italia”.

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