Un laureato lucano ogni 100 residenti con un analogo titolo di studio ogni anno lascia la Basilicata per trasferirsi altrove: è in questo dato contenuto nello studio di Bankitalia sulla “Mobilità del lavoro in Italia.
“Tutto ciò – afferma il segretario della Uil, Carmine Vaccaro – trova una motivazione in più nell'iniziativa assunta nelle ultime settimane dalla Uil confederale lucana, di intesa con organizzazioni di categoria, in difesa della qualità dell’offerta formativa dell’Università degli Studi della Basilicata, perché sia sempre più rispondente alle domande del mercato del lavoro, per l’introduzione del salario di ingresso e di altri strumenti di flessibilità, per il superamento di forme di precariato nella Pa.
Vaccaro sottolinea che “il rapporto di Bankitalia conferma che i laureati sono in fuga dal Mezzogiorno, anche a costo di lavorare precariamente e di invertire il rapporto con le famiglie, destinate a sostenere il giovane emigrato anziché beneficiare del suo sostegno come avveniva in passato. Infatti, la migrazione dei “ragazzi colti” si dirige verso le grandi aree metropolitane del Centro Nord, come Roma, Milano e Bologna: quindi, rispetto ai flussi del passato il contesto è completamente cambiato perché i nuovi rapporti di lavoro e la diffusione dei contratti a termine hanno inciso sugli incentivi alla mobilità geografica, rendendo più incerto il rendimento atteso dallo spostamento. Perciò – evidenzia Vaccaro – diventa sempre più necessario per le regioni del Sud trattenere il proprio capitale umano ed individuare azioni, come possono essere l’introduzione del salario di ingresso e il superamento di condizioni diffuse di precariato, per stoppare l’emorragia di uno dei fattori chiave per la crescita socio-economica regionale. L'emigrazione dei lavoratori, e in particolare di quelli con qualifiche più elevate può comportare un impoverimento di capitale umano che, a sua volta, potrebbe riflettersi nella persistenza dei differenziali territoriali in termini di produttività, competitività e, in ultima analisi, di crescita economica. In questo contesto, l'intervento delle autorità di politica economica deve essere teso, piuttosto che a frenare l'emigrazione, a rimuoverne le determinanti, che hanno come comune denominatore la quantità e la qualità della crescita economica nel Mezzogiorno. Più che di statistiche per il Sud – è ancora il commento di Vaccaro – ormai c’è il bisogno urgente di passare dalle parole ai fatti, Serve una terapia d’urto, insieme a rapide ed efficaci politiche di sostegno alle infrastrutture, già lanciata dalla Uil nelle scorse settimane, in grado di ridare fiducia e speranza alle nuove generazioni per un Paese coeso ed unito”.
Bas 04