“Il cosiddetto salario di ingresso per la Uil e la Uilca non è mai stato un tabù, anzi continuiamo a credere che sia uno strumento utile a promuovere nuova occupazione specie giovanile. Per questo consideriamo positivo l’annuncio del Gruppo Bancario Intesa Sanpaolo di aprire in tre città, tra le quali Potenza, nuovi poli di servizi amministrativi e finanziari ed assumere complessivamente alcune centinaia di nuove unità a salario di ingresso ridotto rispetto al Ccln della categoria per i primi quattro anni e successivamente attuare, pienamente, lo stesso Ccln di categoria”. E’ quanto sostengono il segretario generale regionale della Uil, Carmine Vaccaro, e della Uilca, Franco Tempone, precisando che “la proposta del Gruppo Bancario, che per il capoluogo lucano, secondo le prime informazioni, è quantificabile in 100-150 unità, deve comunque passare al tavolo di concertazione con i sindacati di categoria dei lavoratori del credito e dei rappresentanti sindacali aziendali”, previo intese generali che riguardano il settore del credito da concordare con l’Abi.
“Purtroppo – aggiungono Vaccaro e Tempone – la crisi economica fa ancora paura. Questo nuovo anno non sarà certo ricordato come il primo post-crisi, almeno a giudicare dai primi segnali sulla situazione economica. Le notizie, infatti, non sono incoraggianti: il rapporto deficit-Pil su base annua dopo essersi quasi raddoppiato, inverte la tendenza ma in modo insufficiente, a dimostrazione del fatto che il quadro globale migliora con estrema lentezza, mentre si affacciano all’orizzonte nuovi problemi fra i quali la temuta prossima crescita dell’inflazione. La tenuta dell’inflazione è a rischio nel nostro paese per l’aumento improvviso dei prezzi di alcuni prodotti fondamentali come la benzina e la pasta e sui quali le rispettive authorities vorrebbero vederci chiaro, visto che il prezzo di queste materie prime è in calo sui mercati. Se l’inflazione aumentasse sarebbe sempre più difficile sopravvivere per buona parte della popolazione, anche perchè la disoccupazione è in continua crescita, gli stipendi italiani sono più bassi di oltre il 30% della media europea e le pensioni sono al limite della sussistenza. Va definito – dicono Vaccaro e Tempone – un programma per politiche strutturali lungimiranti e condivise non più rinviabili, per salvare la coesione sociale e salvaguardare da un lato l’occupazione e dall’altro la tutela del potere d’acquisto dei salari e delle pensioni.
Per i segretari della UIL e UILCA “il monitoraggio sull’occupazione è necessario per comprendere come gli effetti della crisi modifichino il nostro tessuto occupazionale. I numeri raccontano come la fascia di lavoratori più colpita sia quella dei giovani con contratti non stabili che rischiano semplicemente di non apparire come licenziati perché non viene rinnovato loro il contratto. Giovani e donne, soprattutto nel mezzogiorno, sono dunque le “categorie” di lavoratori più deboli di fronte a questa crisi. Si rischia una vera e propria emergenza sociale anche perché gli attuali strumenti di protezione sociale (in primis la cassa Integrazione) hanno retto all’urto della crisi ma non sono sufficienti a dare risposte a quelle persone. Con molta probabilità, la ripresa economica auspicata non produrrà effetti rapidi sull’occupazione. È quindi giunta l’ora di fare qualcosa. Di più e meglio e i contratti di ingresso sono un buon esempio da seguire”.
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