Nello spirito del Trend Expo, che vuole “stimolare – ha detto Enrico Sodano, ideatore della manifestazione – e non creare un dialogo tra addetti ai lavori”, si è tenuta la lezione aperta “Che tipo sei? Generi di parità”, promossa dall’Ufficio regionale Pari Opportunità della Regione Basilicata e la Commissione regionale Pari Opportunità. Una riflessione sull’argomento – si legge in un comunicato – a partire dal tema del lavoro. “Che tipo sei – ha proseguito Sodano – significa mettersi in discussione, avere l’ambizione per scoprire il proprio talento e metterlo in campo”.
Una questione molto cara all’Università degli studi della Basilicata, che oltre a promuovere la parità da un punto di vista culturale, ha messo a punto un piano di realizzazione concreto. “Nel campus di Macchia Romana – ha annunciato il Prorettore dell’Unibas, Di Rienzo – è prevista nella sua seconda fase di sviluppo, la costruzione di un asilo per andare incontro ai dipendenti tecnici e amministrativi e ai docenti”.
Concrete – sottolinea il comunicato di TrenExpo – sono state anche le riflessioni della professoressa dell’Ateneo lucano presso il dipartimento di Scienze, Anna Maria Salvi – che ha mostrato la massiccia presenza femminile nelle facoltà umanistiche rispetto a quelle scientifiche – e della consigliera regionale di pari opportunità della Regione Basilicata, Maria Anna Fanelli. “Indubbiamente – ha affermato quest’ultima – le donne sono le più formate ma le meno pagate nel mondo del lavoro, meno occupate e non usufruiscono dei servizi di conciliazione vita/lavoro. E’ pertanto necessario un “Piano lavoro” che la Giunta regionale già aveva approntato nel dicembre del 2009 e che va definito ed approvato”. Uno degli elementi chiave, insieme a quello della presenza delle donne nelle istituzioni. In proposito, ha aggiunto Antonietta Botta, Presidente della Commissione regionale Pari Opportunità: “Occorre un confronto non solo tra donne, ma tra donne e uomini per comprendere e lavorare insieme. Attiene, dunque, alla responsabilità di tutti ma soprattutto alla mancanza di strutture che permettano alla donna di conciliare l’attività con la cura della famiglia”.
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