Per il consigliere regionale di Sel occorre un sistema a rete, per elevare la dimensione dell'impresa, ed elevare la capacità di innovazione tecnologica, puntando a coniugare rafforzamento della impresa sul mercato ed ampliamento e tutela del lavoro
“Le iniziative legate al cosiddetto trentennale del terremoto del 1980 devono diventare l’occasione non solo per ricordare gli eventi tragici del sisma e della ricostruzione che purtroppo è avvenuta solo per l’85% anche a causa di responsabilità locali, oltre che riflettere sugli errori del passato nella programmazione degli interventi di spesa, ma anche per guardare e pensare al presente e al futuro facendo tesoro della esperienza del passato chiudendo il dibattito ancora aperto sulla industrializzazione post terremoto con la consapevolezza che si è tentato con quella esperienza, per la prima volta nella storia del Mezzogiorno, d’industrializzare aree interne. I risultati sono stati proporzionalmente inferiori alle aspettative, e lo stato attuale delle aree industriali sono, purtroppo, anche il frutto di scelte non fatte successivamente alla fase del primo insediamento”.
A sostenerlo è il presidente del gruppo consiliare di Sinistra Ecologia e Libertà in Consiglio regionale, Giannino Romaniello, il quale ricorda che “nel recente dibattito in Consiglio sulle politiche industriali, che ha preso spunto dalla relazione dell’assessore Restaino, sono state già affrontate questioni intrecciate alla situazione di grave crisi produttiva ed occupazionale che vivono gli otto nuclei industriali sorti in attuazione della legge 219/81. Tra le priorità indicate – evidenzia – c’è il completamento della riforma sul riordino dei Consorzi Asi di Potenza e di Matera in quanto, nello specifico, sull’Asi di Potenza si concentrano emergenze in attesa di soluzione, dal recupero di attività produttive in crisi, alla riassegnazione di lotti ed immobili, alla riqualificazione / riconversione di aree dei nuclei industriali. Insieme alla nuova governance per le politiche industriali si pone dunque la questione della individuazione di nuovi distretti oltre che ripensare in chiave moderna la funzione / rifunzionalizzazione degli otto nuclei che altrimenti rischiano di essere altro rispetto alla primaria funzione produttiva e quindi occupazionale”.
“Legare vecchie e nuove fabbriche alle potenzialità e alle risorse dei territori in cui operano – dice Romaniello – è una delle strade da percorrere per affrontare la crisi internazionale dei mercati e la sfida della competitività. Inoltre i bandi di reindustrializzazione non hanno dato ancora risultati e pertanto richiedono una verifica delle procedure, sicuramente eccessivamente burocratizzate, e nuove azioni per attrarre investitori puntando sulla possibilità di garantire risorse energetiche ed approvvigionamento idrico a costi decisamente più bassi rispetto ad altre aree industriali del Paese. Anche l’intera partita della programmazione negoziata, a partire dal Contratto d’Area che pure alcuni risultati hanno dato, va ripresa anche al fine di non rinunciare a finanziamenti ancora disponibili (sia pure da verificare ai tavoli del MSE)”.
“Tutti – aggiunge Romaniello – auspichiamo che si esca dalla situazione di crisi industriale lavorando quanto meno a mantenere l'attuale nostra struttura produttiva e provando anche a far sì che questa struttura produttiva elevi la sua capacità competitiva sui mercati extraregionali e mondiali. Ma se sicuramente non siamo solo noi a decidere il futuro dell'industria nella nostra regione, sono sempre più convinto della necessità di un cambio nel modello di azione e di relazioni, con e fra le parti sociali chiedendo all'impresa, di guardare più lontano rispetto ad una idea di competizione solo centrata sui costi ed in particolare a quello del lavoro. Ciò significa superare la cultura della divisione del sindacato e la bilateralità nel sistema delle relazioni con la politica. Bisogna inoltre costruire, in modo particolare con il sistema delle piccole e medie imprese e con il mondo dell'artigianato, un modello stabile di relazioni per definire un sistema a rete delle imprese, per due obiettivi: elevare la dimensione dell'impresa, cioè superare il nanismo del sistema produttivo della nostra regione; elevare la capacità di innovazione tecnologica, e quindi puntare, attraverso le iniziative da intraprendente e sostenere, a coniugare rafforzamento della impresa sul mercato ed ampliamento e tutela del lavoro”.