Il consigliere di Idv:“nel consultare il sito dell’Asm che è tenuta ad aggiornare ogni tre mesi i tempi di attesa, è semplice verificare che esistono ancora situazioni da sistema sanitario di un Paese in via di sviluppo”
“Sicuramente la fretta di chiudere l’assestamento di bilancio con l’introduzione dei ticket per ripianare il deficit di almeno 40 milioni di euro nella sanità e di predisporre sub-emendamenti agli emendamenti ha distratto, ma sulle liste di attesa non sono più tollerabili ritardi ed inadempienze. Per questo apprendere che la Regione Basilicata è tra quelle Regioni che sinora non ha risposto all’appello del Governo (Ministero alla Salute) e nelle quali scatterà dalla prossima settimana il piano nazionale per l’assenza di un piano regionale di controllo delle liste di attesa per visite mediche e prestazioni diagnostiche non fa certamente piacere”. A sostenerlo è il capogruppo di Idv in Consiglio regionale, Nicola Benedetto, sottolineando che “i giornali regionali si sono occupati proprio di recente dei casi di cittadini del Materano in lista d’attesa all’Asm e all’Ospedale di Matera persino da due anni per un esame specialistico”.
“E’ il caso di ricordare – afferma Benedetto – che il piano nazionale prevede 4 classi di priorità definite da un accordo Stato-Regioni: quelle urgenti per le quali si prevede un tempo massimo di 72 ore; quelle indifferibili che vanno erogate entro 10 giorni; le visite mediche differibili entro 30 giorni e gli accertamenti diagnostici differibili entro 60 giorni. Nel consultare il sito dell’Asm che è tenuta ad aggiornare ogni tre mesi i tempi di attesa, è semplice verificare che esistono ancora situazioni da sistema sanitario di un Paese in via di sviluppo. Per fare qualche esempio, al 30 giugno 2011 per un ecodoppler c’è da attendere 329 giorni, per una visita di chirurgia di endocrinologia 307 giorni, per una visita vascolare 210 giorni, per una visita nel laboratorio uro-ginecologico 224 giorni, una visita oncologica 250 giorni e per una visita dietologica 196 giorni. L'accordo Ministero-Regioni, invece, prevede anche corsie preferenziali e assoluta priorità per le grandi patologie (tumori e malattie cardiovascolari) ma vengono definite anche 58 prestazioni con più rischi di attesa. Il tutto dando ai centri di prenotazione (Cup) un ruolo centrale per la raccolta dei dati”.
“La situazione delle liste di attesa – continua Benedetto – è l’altra faccia della medaglia dei pesanti tagli ai danni delle strutture della sanità privata secondo quanto ha denunciato oggi il Comitato di crisi delle associazioni della sanità privata perché il rischio è che se si riducono prestazioni e servizi di laboratori di analisi, ambulatori di Fkt, radiologia, ecc. si allungheranno i tempi delle liste di attesa nelle strutture pubbliche. Francamente penalizzare le piccole imprese private e i liberi professionisti non mi pare produca un risparmio talmente consistente da scongiurare il pericolo di un nuovo ‘buco’ per il Ssr nel nuovo anno. La sollecitazione di insediare un tavolo su questo argomento mi sembra perciò più che sensata”.