Per il capogruppo consiliare Sel “c’è bisogno di uno sforzo maggiore per passare al welfare della modernità”
''Con la nuova annualità del Programma del Reddito di Cittadinanza, facendo tesoro delle esperienze delle annualità precedenti, c’è bisogno di uno sforzo maggiore per passare al welfare della modernità. Il nuovo welfare deve dare valore a ciascuna persona”. E’ il commento del capogruppo di Sel (Sinistra Ecologia e Libertà) in Consiglio regionale, Giannino Romaniello, il quale sottolinea che “l’avvio del nuovo programma della Regione Basilicata, con alcune novità riferite alla cosiddetta filiera di servizi per realizzare le condizioni di un’autentica cittadinanza sociale, coincide con la risoluzione approvata dal Parlamento Europeo che chiede a tutti i paesi dell’Ue l’implementazione di un reddito minimo di cittadinanza, pari almeno al sessanta percento della media degli stipendi di ogni Paese”.
“Ma – aggiunge Romaniello – la sperimentazione in Basilicata di uno dei pochissimi interventi in Italia di contrasto alla povertà, che copre una carenza assoluta di politiche nazionali, ha messo in luce aspetti che aiutano a comprendere come si è andato modificando nel giro di pochi anni lo stato di disagio sociale nella nostra regione, in modo anche più accentuato rispetto alla stessa tendenza del Paese: da una prima lettura dei dati, infatti, circa un terzo dei cittadini che ha fatto domanda ha dichiarato un reddito zero. Inoltre, tra i richiedenti non ci sono solo famiglie senza reddito, con capofamiglia disoccupati, cassaintegrati che non hanno percepito l’indennità, anziani e disabili, come è facile pensare. Tra i numeri delle domande spuntano con una relativa evidenza i cosiddetti ‘working poor’ (lavoratori poveri), cioè quelle persone che pur lavorando non riescono ad avere un reddito annuo al di sopra di quella che viene indicata come soglia di povertà”.
“In stato di povertà, dunque, – continua il capogruppo di Sel – perché non si lavora, ma stato di povertà anche per una buona parte di persone che lavorano, specialmente donne e giovani, con alle spalle esperienze di lavoro frammentate e sottopagate, persone che pur percependo un reddito vivono sotto la soglia minima dell’ Isee individuata. E proprio perché la povertà ha molte sfaccettature che vanno comprese nella loro complessità, c’è bisogno di calibrare meglio azioni ed iniziative non solo di spesa, specie per accompagnare i fruitori del Reddito di Cittadinanza verso l’inclusione sociale, superando la visione del sussidio economico come un mezzo di sostentamento e non di incoraggiamento al ritorno nel mondo del lavoro”.
“In proposito – afferma Romaniello – è sicuramente utile pensare all’istituzione di un Osservatorio di monitoraggio costante per verificare quali sono state le ricadute delle precedenti annualità, tenuto conto che circa due terzi dei cittadini in graduatoria sono gli stessi che hanno beneficiato del Programma precedente e per capire in che modo l’altro terzo di beneficiari è riuscito a superare il disagio economico e lavorativo”.
“Infine – conclude il capogruppo Sel – il provvedimento, che è un primo passo per contrastare la povertà, deve essere accompagnato dall’istituzione del Reddito Minimo Garantito per i senza lavoro e i cittadini in stato di disagio”.