Per il consigliere di Sinistra ecologia e libertà, “il sistema scuola è un punto centrale per il futuro della nostra regione”
“Il Piano di dimensionamento scolastico che abbiamo approvato in Consiglio dopo un lungo lavoro di audizione e consultazione svolto in IV Commissione è un primo tentativo di definire alcune regole vincolanti per la riorganizzazione del sistema scolastico regionale, anche se non vanno sottaciuti tentativi di campanile e di difesa di interessi localistici, sempre in agguato, rispetto ai quali il centrosinistra dovrebbe assumere una posizione più rigorosa”. Lo ha detto il presidente del gruppo Sel (Sinistra Ecologia Libertà) Giannino Romaniello.
“Il punto di partenza – ha aggiunto Romaniello – è che la ‘controriforma Gelmini’ ci ha costretti a discutere e decidere su un tema fondamentale come quello della istruzione e del sapere partendo dalla questione dei numeri, da un obiettivo, definito da Tremonti più che dalla Gelmini, che contempla la necessità di effettuare tagli di classi e cattedre, plessi scolastici, personale Ata, direzioni scolastiche. Pur dovendo fare i conti con i tagli obbligati, tuttavia, abbiamo fatto bene – ha continuato Romaniello – a non impostare la manovra con una logica unicamente ragionieristica. Dobbiamo, in proposito, essere consapevoli che il sistema scolastico è un punto centrale per il futuro della nostra regione ed è pertanto indispensabile mostrare molta attenzione alle esigenze dei territori e alla necessità di mantenere in piedi i presidi. Ma questo non può avvenire, non deve avvenire a scapito dei ragazzi e della qualità dell’istruzione”.
A parere del consigliere di Sel, “la discussione che ci ha visti impegnati sulle verticalizzazioni delle istituzioni scolastiche deve tradursi in una risposta alle piccole comunità che nel contesto del territorio regionale vivono ai margini delle realtà più significative, per sforzarci di individuare soluzioni che pur ricercando di razionalizzare il sistema non abbassino la qualità del servizio”.
“Quando invece, come è accaduto nel confronto sul Piano, la necessità di realizzare verticalizzazioni è legata ad esigenze politiche ed elettoralistiche dei vari territori anziché alla razionalizzazione del sistema, non si fa un buon servizio ai ragazzi e alle loro famiglie”. Secondo Romaniello, “un esempio virtuoso, mi sembra di poter dire, sia stato quello di Avigliano, dove sono state perse due direzioni scolastiche ma si è fatto un ragionamento con la Provincia così sintetizzabile: ‘Noi dimensioniamo il centro e le campagne, perdiamo due Direzioni ma allo stesso tempo proviamo a fare in modo che vi sia un assestamento del sistema scolastico e del suo dimensionamento che abbia una proiezione per i prossimi anni’”.
Secondo l’esponente Sel “il Piano è una sintesi troppo legata alle ragioni della politica, risentendo eccessivamente delle pressioni territoriali. Non è possibile, e lo dico in particolare al Pd – continua Romaniello – che ogni volta che discutiamo di queste questioni il punto diventa sempre la necessità di far quadrare il cerchio all'interno del partito di maggioranza. Io non sono disponibile più a ragionare in questi termini”.
“Poiché il Piano lascia insoluti problemi che ci ritroveremo puntualmente il prossimo anno – ha continuato il consigliere regionale – penso sia necessario avviare per tempo e fuori da una logica di urgenza un ragionamento di merito con le organizzazioni sindacali, le Province, i Comuni, l'Anci, finalizzato a rendere il sistema scolastico regionale più adeguato e più rispondente alle necessità dei nostri studenti, a cui bisogna dare gli strumenti per potersi misurare con altre realtà”.
“In questo contesto – ha concluso Romaniello – va ripresa la concertazione con le Province poiché ha ragione il presidente della Provincia di Potenza Lacorazza quando esprime l’esigenza di un chiarimento politico ed istituzionale sulla questione più complessiva della delega in materia di istruzione e di formazione professionale”.