Il capogruppo Sel in Consiglio regionale interviene dopo la decisione del Tribunale amministrativo regionale di sospendere il blocco dell’attività di Fenice
“La decisione del Tar Basilicata di sospendere il blocco dell’attività di Fenice, in attesa della nuova seduta del Tar del 16 novembre prossimo, costringe la politica a verificare, in stretta sintonia con le strutture e gli strumenti tecnici di cui la Regione dispone, se quell'impianto può o meno funzionare senza continuare ad inquinare e, al tempo stesso, ad aggiornare i piani provinciali dei rifiuti all’interno di una nuova strategia regionale”. E’ quanto sostiene il capogruppo Sel in Consiglio regionale, Giannino Romaniello.
“Quanto è emerso nelle audizioni in Terza Commissione, compresa l'ultima, quella concordata con il Presidente della Giunta, sia sull'andamento dei dati di monitoraggio, la non sempre corrispondenza emersa in quella Commissione fra quanto dichiarato da Arpab e da Agrobios, unitamente alla puntuale ricostruzione fatta in Commissione dalle Associazioni ambientaliste – aggiunge Romaniello – ci sollecita l'apertura di una fase nuova per l'adeguamento di tutta la materia regolatrice del sistema dei rifiuti, a partire da quelli agricoli ed industriali. C’è bisogno di un altro ciclo per la nostra Regione, un ciclo costruito sullo stop alle nuove estrazioni, sul rafforzamento di tutte le strutture di monitoraggio e controllo, sia ambientale che sanitario, e quindi sul ciclo delle acque. Quindi – afferma Romaniello – la sfida che sta davanti a noi sta proprio nella capacità di coniugare, se è possibile, non sempre è possibile, le estrazioni petrolifere e la difesa dell'ambiente, e questa sfida passa proprio da due aspetti fondamentali in passato, ma credo passi ancora oggi, e cioè il potenziamento tecnico-scientifico e professionale delle strutture e la trasparenza, il coinvolgimento dei cittadini e di tutti coloro, delle forme di rappresentanza che, appunto, li rappresentano, esattamente l'opposto di quanto fino ad oggi è avvenuto nella nostra regione. Non può che leggersi in questa chiave il senso di sfiducia dei cittadini verso quanto è avvenuto nella nostra regione in questi giorni. Vi è stato pressappochismo, mancanza di coordinamento fra le diverse istituzione, troppo spesso, a mio parere, animate da competizioni piuttosto che da spirito di cooperazione”.
“La vicenda della sospensione dell'attività del termodistruttore Fenice – continua il capogruppo Sel – è un esempio della incapacità di soggetti istituzionali chiamati a scegliere di lavorare in sintonia; non vorrei che noi anche sul terreno delle questioni ambientali e della difesa dei diritti delle persone costruiamo tutto sulla base del proprio consenso politico ed elettorale. Guai a noi se così fosse, e sicuramente, per quanto ci riguarda, non ci troverete disponibili ad assumere queste tematiche dentro queste logiche, che pure sono state alcune volte caratterizzate. Non credo, in proposito, che il Memorandum sul petrolio sia la strada maestra su cui discutere con l'Eni, come non credo che in questa partita fra noi e gli altri sul petrolio l'unica controparte sia il Governo nazionale. L'unica, la principale controparte, sono le compagnie: è con quelle – conclude – che dobbiamo mettere in campo una iniziativa tendente a modificare il loro sistema di rapporto con noi, a non accettare qualsiasi forma di ricatto. E' un modello di relazioni che ha l'Eni, sbagliato, con il territorio”.