Previdenza, Uil: verso un modello europeo

Sono molte le risposte della Uil al Libro verde della commissione europea sulla previdenza presentate in un convegno a Roma che hanno una specificità nel delicato e fragile sistema previdenziale lucano. Intanto occorre porsi il problema di come rivalutare le pensioni in essere e soprattutto preoccuparsi del futuro previdenziale dei giovani". E’ quanto sostiene il segretario generale regionale della Basilicata della Uil Carmine Vaccaro ricordando l’identikit del pensionato lucano che in media percepisce un assegno mensile pari a 625euro se si sommano tutte insieme le prestazioni erogate sul territorio, aggiungendo dunque le pensioni di reversibilità (780mila ), le invalidità o inabilità (circa 471mila), e le prestazioni assistenziali degli assegni sociali (379mila). Nel Sud, la quota più alta di titolari di pensioni di vecchiaia si ha in Basilicata (52,2% degli anziani).
Intanto, per la prima volta, a livello europeo, si pone in termini complessivi il tema della previdenza non solo sul versante della sostenibilità economica, ma anche della socialità, cioè dell'impatto sociale che ha sul pensionato. E proprio su questo -sottolinea – la Uil è impegnata in una grande battaglia di informazione sull'opportunità e necessità della previdenza complementare nel nostro Paese". Per Vaccaro "è un modello che può essere preso ad esempio anche dal resto dell'Europa perchè ha retto la più grande crisi internazionale grazie anche al ruolo delle parti sociali e datoriali".
Nel documento la Uil propone di analizzare i meccanismi di miglior aggancio dei trattamenti previdenziali all'andamento dell'economia, dei salari e della produzione dei paesi. Al tempo stesso, si legge, i governi dovrebbero mettere in campo interventi in grado di attenuare la pressione fiscale sui trattamenti pensionistici. Ma oltre alle pensioni in essere, però, quello che preoccupa è anche il futuro previdenziale delle nuove generazioni. Per la Uil in tutta Europa occorre lavorare per colmare i gap e le carenze contributive delle nuove generazioni. Si dovrebbe poi continuare sul percorso di un progressivo innalzamento delle aliquote contributive sull'occupazione dipendente flessibile che in quanto tale deve costare più del lavoro a tempo indeterminato.
Bisognerebbe, inoltre, impedire che la più alta contribuzione del datore di lavoro non si scarichi in minori retribuzioni dirette, con ciò non solo annullando l'effetto della maggiore accumulazione di benefici pensionistici, ma anche creando più stringenti vincoli di liquidità nell'immediato. Per la Uil potrebbe essere fissata una fascia di età anagrafica entro la quale il lavoratore sia messo davvero nelle condizioni di scegliere liberamente il momento del pensionamento, in base all'individuazione del quale il trattamento sarà più o meno premiante, scontando gli effetti sia della maggiore o minore contribuzione che del calcolo attuariale. In Italia, si legge ancora nel documento, vanno eliminate le distorsioni che l'attuale sistema di individuazione dei coefficienti di trasformazione produce.
Il ripristino di una qualche forma di volontarietà va però necessariamente affiancato da un sistema di incentivi destinati prevalentemente ad aumentare la prestazione previdenziale per ogni anno in più che si decide di lavorare oltre l'età di riferimento.
Per quanto riguarda la governance degli enti previdenziali, questa va orientata in Italia ed in Europa verso un sistema duale efficiente che valorizzi il ruolo e il compito delle parti sociali. In generale, la Uil chiede un passo verso una politica previdenziale europea che può e deve essere una legittima aspirazione futura dell'Ue, in grado di rafforzarne il ruolo ed il peso politico ed economico.
bas 02

    Condividi l'articolo su: