“Non si salva il Sud con scarse risorse messe a disposizione delle Regioni e dei Comuni del Mezzogiorno, peraltro sempre le stesse, e tanto meno con misure estemporanee”: è il commento di Rocco Vita, capogruppo alla Regione Basilicata e presidente della Consulta nazionale Autonomie Locali del Psi, per il quale “il Piano Barca è un tentativo di risposta debole ad un dramma sociale al Sud sempre più forte. Ma – aggiunge – guai a ridurre il problema ad una sorta di contesa tra chi sostiene che i fondi siano pochi e chi invece invita ad accontentarsi. Il quadro socio-economico è chiaro e non lascia spazio a dubbi di sorta: il processo recessivo è in atto da tempo e sta colpendo con durezza soprattutto il Mezzogiorno, dove la situazione economica ed occupazionale delle famiglie è drammatica, a volte addirittura insostenibile, e dove la tenuta sociale continua a rappresentare la nostra maggiore preoccupazione insieme alla platea di cassaintegrati e lavoratori in mobilità ai quali offrire l’opportunità del ritorno al lavoro. Di fronte a tutto ciò la 'ricetta' dei professori Monti e Barca non è adeguata specie sul fronte del fisco dei Comuni come testimonia la vicenda Imu che si sta abbattendo sulle municipalità e che al Sud ha un peso maggiore, sottraendo risorse essenziali al funzionamento di servizi sociali e civili ed assegnando ai Comuni il compito dei 'gabellieri' dello Stato”.
Per Vita, inoltre, “la partita dello sviluppo e della crescita del Mezzogiorno si gioca in Europa e noi, come dimostra la campagna dei socialisti europei ' Il tuo futuro è il mio futuro – Una garanzia per i giovani europei' ", la vogliamo giocare con tutte le nostre energie, privilegiando le giovani generazioni. Anche dal sistema delle autonomie locali europee deve venire una risposta all’appello “Cambiamo l’Europa” firmato da Jacques Delors e da un gran numero di eminenti leader politici europei – socialisti, socialdemocratici e verdi – che costituisce la base per un’a mpia campagna delle forze progressiste e di sinistra europea che chiedono un cambiamento radicale delle politiche attuali dell’Eurozona e nel Mediterraneo, e al tempo stesso un rafforzamento della governance collettiva. Dunque una strategia efficace per la crescita nel Paese e al Sud – continua – richiede che si affrontino congiuntamente e radicalmente due questioni. La prima riguarda il funzionamento delle istituzioni locali e regionali, ma anche di quelle centrali; la seconda, avviare esperienze che limitino l'alternativa assistenziale e migliorino la qualità di servizi essenziali. Si tratta perciò di abbandonare disegni e strategie in direzione di una generica industrializzazione magari sostenuta da consistenti incentivi anche di natura fiscale come nel caso della misura del credito di imposta per nuovi assunti al Sud che da sola è destinata ad alimentare nuove illusioni ed aspettative che andrebb ero deluse.
Vi sono invece molte risorse locali sottoutilizzate: beni culturali e ambientali per il turismo; conoscenze scientifiche nelle università per lo sviluppo di attività innovative; progetti in agricoltura per produzioni specializzate a elevato valore. Insomma, ci sono opportunità che possono trarre vantaggio dalle nuove tendenze della domanda nell'ambito dei processi di globalizzazione".
"E la green economy resta la strada maestra per lo sviluppo e l’occupazione al Sud. In questo contesto, più che pensare a risorse attribuite per singoli programmi e progetti scoordinati tra loro – continua Vita – la proposta di un "fondo per lo sviluppo locale", risultato di una concertazione vera ed efficace Governo-Regioni, potrebbe incoraggiare il sistema delle Autonomie Locali nel suo complesso a produrre quei servizi collettivi legati alla valorizzazione più efficace delle risorse naturali e territoriali”.