Vino: conferenza Cia a Venosa

Una maggiore aggregazione di filiera e relazioni più strette con la Grande distribuzione organizzata (Gdo), che ormai detiene oltre il 50 per cento della commercializzazione del vino in Italia; una valida promozione che esalti la qualità del prodotto “made in Basilicata” e dia un’immagine positiva e propositiva del nostro vino e delle sue specificità territoriali; una verifica dello stato di attuazione del PIF vitivinicolo finanziato dalla Regione e l’accelerazione dei bandi previsti dal PSR 2007-2013. Sono queste le indicazioni della Cia-Confederazione Italiana Agricoltori della Basilicata emerse dalla conferenza di Venosa sulla vitivinicoltura alla quale hanno partecipato agricoltori, rappresentanti di strutture (Cantina Sociale di Venosa), dirigenti della confederazione.
La prima priorità per la Cia – si legge in un comunicato – è quella di sostenere i vitivinicoltori alle prese con i prezzi delle uve in caduta verticale e con costi in costante crescita, consentendo una maggiore semplificazione e una riduzione del carico burocratico, a partire dalle misurazioni dei vigneti secondo la complessa normativa dell’Agea.
Intanto – evidenzia la Cia – è necessario cogliere le grandi trasformazioni intervenute nel settore nel quale calano le superfici vitate (dagli oltre 10mila ettari del 1990, agli 8.700 ettari del 2000 sino ai 4.172 ettari del 2010) ma aumentano gli addetti e le produzioni di qualità. Secondo i dati del Repertorio Vini 2010 pubblicato dall’Alsia, sul territorio regionale sono operative 88 aziende vitivinicole, di cui 62 (pari al 70%) sono dedite all’intera filiera e 15 sono guidate da donne (17%). Quanto ai canali di vendita, come risulta dai dati di un’indagine Alsia, il primo è la ristorazione con il 31% del mercato, seguono enoteche e spacci aziendali. La distribuzione del vino lucano di qualità è dunque legata al consumo fuori casa. Inoltre, le vendite sono indirizzate al mercato regionale per il 33%, a quello nazionale per il 38% e al mercato estero per il 29%. Le bottiglie di vino regionale sono complessivamente 6.650.900 divisive il 378 etichette di cui 158 doc, 180 igt, 26 spumanti e 14 vini da tavola.
D’altra parte, proprio l’organizzazione di filiera – sottolinea la Cia – mostra una scarsa vocazione all’interprofessionalità e una notevole frammentazione. Il ruolo dei Consorzi, cresciuto nel corso degli ultimi 50 anni, segna una battuta d’arresto. In questo caso la parola d’ordine è modernizzare, sviluppando strategie di riorganizzazione per consolidare la tecnica commerciale del sistema Italia. Di contro nella politica di promozione si riscontrano evidenti squilibri che alla fine danneggiano in particolare i piccoli produttori. C’è una competitività esasperata, ma il fatto più grave è che manca una vera azione sinergica.
La situazione che sta vivendo il settore vitivinicolo –sottolinea Paolo Carbone responsabile Ufficio Economico Cia – è lo specchio delle difficoltà dell’agricoltura. La leva della futura politica per il settore vitivinicolo deve poggiare su precisi presupposti: correggere il malfunzionamento del mercato, sostenere le imprese e il loro adattamento alle condizioni di mercato, soprattutto nei momenti di crisi, promuovere lo sviluppo di iniziative che vedono la partecipazione della filiera sulla base di regole di “governance” diffuse”.

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