Scongiurare il rischio che il petrolio, così come sta “appiattendo” la discussione e l’attenzione del dibattito politico, ”monopolizzi“ anche lo sviluppo, soprattutto in Val d’Agri. E’ il messaggio che l’Associazione “Bene Comune” di Viggiano ha voluto inviare con l’incontro-dibattito di ieri a Viggiano non a caso sul tema “In Val d’Agri, non solo petrolio”, con la partecipazione del Prof. Ettore Bove, Ordinario di Economia e Politica Agraria, Università della Basilicata.
Il presidente dell’Associazione Vittorio Prinzi, nell’introdurre la discussione, con l’equilibrio che richiede la questione petrolio nel rilevarne sia criticità che aspetti positivi, ha sostenuto che occorre perseguire l’obiettivo del “non solo petrolio”, nella consapevolezza che le qualità e le potenzialità di Viggiano, della Val d’Agri e della Basilicata debbano andare ben oltre il petrolio e dal petrolio debbano attingere, in questo momento, le risorse finanziarie per essere sviluppate e valorizzate. Si è sempre pensato che il petrolio doveva essere e si auspica che diventi, finalmente, quella marcia in più sulla via dello sviluppo. Ma ciò – ha detto Prinzi – va continuamente tenuto in conto e ricordato con forza ai responsabili politici, ai vari livelli istituzionali, per consentire che soprattutto i giovani, che non trovano collocazione nell’attività estrattiva, abbiano altre opportunità di occupazione nei servizi alla persona, nel turismo, nell’agricoltura, nell’artigianato, nella valorizzazione dei beni ambientali e culturali, nel terziario in genere e per evitare che, esaurito il giacimento degli idrocarburi, si arrivi alla triste constatazione di essere senza le risorse naturali e senza lo sviluppo, invano sperato, e si assista alla desertificazione del nostro territorio, sfregiato ed abbandonato.
Il Prof. Bove ha ribadito, innanzitutto, che il petrolio deve essere considerato una risorsa per il territorio, oltre che una risorsa strategica per lo sviluppo del Paese, e che va superato quell’immaginario collettivo, che ha creato pregiudizi sugli effetti ritenuti dannosi dell’attività petrolifera. I dati scientifici oggi in possesso di Enti ed Istituzioni non confermano le preoccupazioni diffuse, sia per quanto riguarda la salute che l’ambiente. E la Val d’Agri, qualunque sia l’opinione sull’effetto petrolio, può vantare prodotti agricoli di qualità, come i fagioli, il formaggio e il vino, al cui consumo si associa una storia e una tradizione secolare, che va ben oltre il semplice piacere del mangiare bene. E – ha continuato il prof. Bove – non è importante la quantità della produzione, anzi essi devono diventare sempre di più sul mercato prodotti di nicchia, e come tali, nella loro “tipicità”, vanno mantenuti e valorizzati, creando migliori condizioni di produzione e di commercializzazione, nella convinzione che l’enogastronomia è un fattore rilevante di attrazione turistica.
Nel dibattito è stata rilevata la necessità di una certificazione della qualità dei prodotti della Val d’Agri da parte degli Enti competenti, per vincere il timore dei consumatori che li associano al petrolio. Al tempo stesso, vi è il bisogno di creare reti tra produttori e soprattutto di investire nelle infrastrutture, per dotare le aziende agricole di risorse indispensabili, come l’approvvigionamento idrico (es. rifacimento sistema di irrigazione), e di strumenti che consentano di superare la distanza che le separa dai consumatori, ad es. dagli agriturismi locali, che spesso offrono ai loro clienti prodotti “estranei” alle colture della zona. E poi il discorso è caduto sul connubio tra turismo e prodotti tipici, che potrebbe diventare virtuoso se l’area della Val d’Agri fosse meno “isolata” rispetto ai grandi flussi turistici: si pensi a Matera e Maratea, ma con quali collegamenti, per quali strade?
Alla luce di tutto ciò – secondo l’Associazione “Bene Comune” Viggiano – appare sterile la polemica tra Il Presidente Pittella e alcuni Sindaci della Val d’Agri sull’uso delle royalties, perché se le cose rimarranno così come sono andate fino ad oggi, nonostante i buoni propositi, nulla potrà cambiare: occorre programmare l’utilizzo delle royalties e spenderle per cose che guardano lontano e al futuro di una comunità oggi spremuta e appiattita sul petrolio e domani delusa e abbandonata. L’Associazione invita prima di tutto a guardare le cifre: ben 1 miliardo e 350 milioni di euro, per chiederci cosa ne abbiamo fatto, e teniamo conto del giudizio e dello “sprone” della Corte dei Conti, che i responsabili della politica regionale hanno presto e volutamente dimenticato. E non ci si accontenti di una parte dei quel 3% delle royalties da destinare a politiche di sviluppo, perché lo impone un articolo dello Sblocca Italia sulla trasformazione del bonus benzina in social card. Tutte le royalties devono essere investite per lo sviluppo!
La politica regionale – è la conclusione di Prinzi – deve farsi carico di tale legittima richiesta e attesa dei lucani e soprattutto delle popolazioni della Val d’Agri, che oggi, pur con qualche effimero beneficio, “patiscono” il disagio dell’attività estrattiva, in attesa di tempi migliori.
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