Vaccaro (Uil) su secondo rapporto comunicazioni obbligatorie

“Un contributo di conoscenza delle dinamiche del “sistema lavoro” più aderente possibile alla realtà ed un modo per analizzare più approfonditamente gli effetti che la crisi ha determinato sull’occupazione nel nostro Paese vengono dal “2° Rapporto UIL sulle Comunicazioni Obbligatorie”, procedura che tutte le aziende devono fare nel momento in cui avviano una persona al lavoro o al momento della cessazione di un rapporto”: è quanto evidenzia il segretario generale regionale della UIL della Basilicata Carmine Vaccaro.
“Il nostro Rapporto – sottolinea il sindacalista – è un contributo allo sforzo che vede impegnate la Provincia di Potenza attraverso i nuovi servizi on line dei Centri per l’Impiego, presentati ieri, e la Regione con il potenziamento del sistema informativo lavoro Basil per avvicinare sempre più efficacemente domanda ed offerta di lavoro. Il quadro del mercato del lavoro viene fotografato a livello di macro area, dei “click” per genere, per settori, per tipologie contrattuali utilizzate, per fasce di età. Pertanto pur non disponendo di dati su base regionale le indicazioni che emergono a livello meridionale sono particolarmente utili – sottolinea Vaccaro – per comprendere al meglio alcune tendenze che riguardano le debolezze del nostro mercato del lavoro.

Del totale dei rapporti attivati in 30 mesi (da gennaio 2008 a giugno 2010), nel Mezzogiorno l’incidenza è stata del 34%. Il 73,4% del totale degli avviamenti ha riguardato contratti “deboli” (tempo determinato, collaborazioni, etc). Di questi il solo contratto a tempo determinato rappresenta il 64,6%. Il restante 26,6% di attivazioni ha avuto per oggetto “buone forme” di inserimento lavorativo: il 22,9% a tempo indeterminato e il 3,7% contratti di apprendistato.

Inoltre, nel periodo considerato, nel solo Mezzogiorno, l’incidenza delle cessazioni dei rapporti di lavoro è stata del 38,1%; i contratti “deboli” hanno mostrato la più alta percentuale di cessazioni, il 72% (il tempo determinato il 64,4%), a fronte del 28% delle buone tipologie contrattuali.

“Questi dati – evidenzia il segretario della UIL – sono emblematici nell’evidenziare che qualcosa di non troppo roseo si è verificato sul fronte occupazionale ovviamente anche a causa della crisi. E’ significativo, e per nulla rassicurante, il dato che riguarda la tipologia di avviamento al lavoro, dove ormai i contratti a termine rappresentano la stragrande maggioranza di forme di entrata nel mercato del lavoro. Così come si conferma debole l’occupazione nel Mezzogiorno e sempre problematico l’inserimento dei giovani. A questi numeri ‘reali’ occorre dare risposte altrettanto concrete e rapide perché è un problema sia di ‘quantità’ che di ‘qualità’ dell’occupazione, come dimostra l’andamento negativo dei contratti riferiti a tipologie stabili. La risposta – continua – può venire certamente da riforme a costo zero del nostro mercato del lavoro, ma soprattutto da un massiccio investimento di risorse in settori strategici quali l’istruzione, la ricerca e la formazione.

E, per dare un futuro alle nuove generazioni, lo strumento principe è rappresentato da investimenti pubblici mirati al credito d’imposta per nuove assunzioni finalizzate alla stabilità lavorativa, soprattutto, ma non solo, nel Mezzogiorno. Da quest’ultimo punto di vista, le risorse ci sono, basti pensare alle ingenti somme dei Fondi nazionali ed europei che, ancora oggi, hanno un livello di utilizzo molto modesto. Infine, una riflessione: da questi dati emerge che non si può sostenere la virtuosità della buona flessibilità (apprendistato e somministrazione) se, nel contempo, non si pone un argine all’abuso di forme cattive di flessibilità come nel caso di moltissime collaborazioni a progetto, i tirocini e gli stage (ma non solo) che, oggi, sono più utilizzate dello stesso apprendistato”.

BAS 05

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