Se non si ripristina il sistema di indicizzazione dei trattamenti pensionistici al costo della vita attualmente in vigore, per gli oltre 14mila pensionati lucani che prendono meno di 1000 euro al mese e per i circa 11mila pensionati lucani che prendono sino a 1.250 euro al mese e gli 8.300 che non superano i 1.500 euro al mese sarà un’esistenza di grandi ed ulteriori sacrifici. Ad evidenziarlo è uno studio del Servizio Politiche Fiscali e Previdenziali della Uil che, di intesa con la Uil regionale Basilicata, ha rielaborato i dati sui beneficiari di pensioni in Basilicata più aggiornati diffusi dall’Istat a giugno 2011. I pensionati lucani sono complessivamente 175.181 (100.744 donne e 74.437 uomini) con un’indennità pensione media che è di 7.572,58 euro l’anno per le donne e di 9.452,67 euro l’anno per gli uomini. Sono comunque dati statistici che – evidenzia la UIL – necessitano di un’ulteriore approfondimento per scoprire che 1.384 lucani arrivano sino a 250 euro al mese; 13.205 sono sperano i 500 euro al mese; 17.079 non superano i 750 euro al mese. Di qui le richieste di UIL, CGIL e CISL di riconoscere ai fini del diritto a pensione una maggiore gradualità nell’abolizione delle cosiddette “quote” – somma di età anagrafica ed età contributiva – per l’accesso al pensionamento di anzianità rispetto ai requisiti previsti per la pensione di vecchiaia e di introdurre una maggiore gradualità nell’accesso al pensionamento di vecchiaia delle lavoratrici. Nelle fasce più alte, i fortunati lucani che superano i 3mila euro al mese sono 2.669 e quelli tra 2.500 e 3.000 euro al mese sono 2.798; in 2.773 prendono tra i 2.250 e i 2.500 euro al mese. La manovra varata dal Governo Monti – sottolinea il segretario regionale UIL Carmine Vaccaro – non risponde ai criteri di equità e crescita richiesti in tutte le occasioni dalla UIL. Ancora una volta infatti a pagare sono sempre gli stessi, lavoratori dipendenti e pensionati, cioè i contribuenti con sostituto d’imposta che adempiono correttamente al loro dovere fiscale. Non è possibile ignorare che le misure fiscali e previdenziali andranno ad incidere sulle classi più deboli. La manovra non contiene, infatti, nessun misura fiscale a favore di queste categorie che subiranno il blocco della rivalutazione delle pensioni, gli aumenti dell’addizionale regionale Irpef, della tassazione sulla prima casa, dell’Iva e delle accise sui carburanti. Tutto questo senza nessuna compensazione.
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