"L’aumento del 74% registrato dall’Inps nel 2015 rispetto al 2014 di nuove pensioni anticipate non ci ha sorpreso. Ma attenzione le pensioni di vecchiaia e ai superstiti sono stabili mentre diminuiscono quelle di invalidità (-15%). Il dato, come spiega la stessa Inps, è legato alla stretta sulle pensioni anticipate della legge Fornero che ha innalzato i requisiti e quindi costretto molti a rimandare il ritiro dal lavoro". Lo dichiara Vincenzo Tortorelli, segretario Uil Pensionati Basilicata, che così prosegue:
"E' cresciuto l'importo medio del totale dei nuovi assegni erogati (da 839 euro al mese a 1.003) soprattutto a causa dell'aumento del numero delle pensioni anticipate che essendo legate a una carriera contributiva lunga sono mediamente più alte. L'importo medio delle pensioni anticipate nel 2015 era infatti 1.880 euro a fronte dei 628 euro delle pensioni di vecchiaia, i 779 euro delle pensioni di invalidità e i 650 euro delle nuove pensioni ai superstiti. Da quest'anno per le donne che lavorano nel privato scatta lo "scalone" previsto dalla riforma pensioni del 2011: le nuove regole prevedono che le donne lavorino quasi due anni in più, 22 mesi per l'esattezza, per poter andare in pensione d'anzianità a 65 anni e sette mesi. La Uil propone per tutti una vera flessibilità di accesso alla pensione per sanare i macro errori commessi dalla legge Fornero che continuano a generare ingiustizie e diseguaglianze.
Non si sottovaluti che dal primo gennaio 2016 la mancata modifica della Legge Fornero genererà gravi conseguenze per molti italiani, ma dal Governo continuano a venire solo annunci. Insieme alla mancata introduzione della flessibilità in uscita per l’accesso alla pensione dal primo gennaio, in particolare, i nuovi criteri di trasformazione dei coefficienti e l’equiparazione dell’età pensionabile tra uomini e donne provocheranno ulteriori iniquità ed ingiustizie. Gli attuali criteri di individuazione dei coefficienti di trasformazione aggiornati, fino a quest’anno, ogni tre anni mentre i successivi aggiornamenti saranno biennali, comportano, da un lato, una penalizzazione generalizzata e, dall’altro, costituiscono un disincentivo alla permanenza al lavoro. Rimandando, infatti, l’accesso alla pensione si incorre nel pericolo di vedere il proprio montante contributivo calcolato con coefficienti più sfavorevoli. La UIL propone di legare i coefficienti per coorti di età. Sulla falsariga del modello svedese, si può operare assegnando a ciascuna coorte in età pensionabile il proprio coefficiente, eventualmente anche di tipo previsionale. Su questo punto abbiamo elaborato un esempio. Per effetto dell’equiparazione dell’età pensionabile tra uomini e donne nel 2016, per le lavoratrici dipendenti del settore privato scatterà un gradino di ben 22 mesi (dai 63 anni e 7 mesi si passerà ai 65 anni e 7 mesi), ingenerando disparità tra le lavoratrici. Donne che sono ulteriormente penalizzate da questa equiparazione che non tiene conto del fondamentale lavoro di cura svolto dalle lavoratrici. Bisognerebbe, invece, valorizzarlo prevedendo meccanismi di tutela e copertura, quali la contribuzione figurativa, per le lavoratrici che si fanno carico del welfare familiare. È necessario, inoltre, introdurre per tutti una vera flessibilità di accesso alla pensione per sanare i macro errori commessi dalla Legge Fornero che continuano a generare ingiustizie e diseguaglianze. La UIL chiede che venga data la possibilità ai lavoratori di scegliere quando andare in pensione a partire dai 62 anni".
BAS 05