La Basilicata occupa la quinta posizione nella graduatoria dell’indice della “sofferenza occupazionale” con una perdita di posti di lavoro tra il 2008 e il 2013 pari a meno 13,6%. Sono dati del Rapporto curato dal Servizio Politiche Territoriali e del Lavoro della UIL denominato “NO PIL? NO JOB”. Nello specifico – precisa la UIL – l’indice della sofferenza occupazionale è stato misurato analizzando il tasso percentuale di 3 indicatori (a loro volta articolati in 9 parametri): mercato del lavoro (6 parametri: tasso occupazione, tasso disoccupazione, tasso disoccupazione 15-29 anni, tasso ricerca lavoro, tasso inattività, tasso di flessibilità); ammortizzatori sociali (2 parametri: rapporto lavoratori in CIG su totale lavoratori dipendente, rapporto domande di Aspi su totale lavoratori dipendenti) e reddito medio dichiarato dal lavoro dipendente e assimilato (1 parametro: media dei redditi dichiarati). Per gli ammortizzatori (rapporto di ore di cassa integrazione e di domande ASPI sul totale dell’occupazione dipendente), sono 12 le Regioni con indici di disagio al di sopra della media nazionale: esclusa la Calabria con un indice al di sotto della media, troviamo le altre 7 Regioni del Sud a cui si aggiungono le Marche, le Province Autonome di Trento e Bolzano, la Val d’Aosta ed il Piemonte. Capofila in questo indice è la Basilicata seguita dall’Abruzzo e dal Molise. Questi dati – afferma Guglielmo Loy, segretario generale UIL che ha coordinato il Rapporto – confermano la necessità vitale del saper costruire sistemi di promozione al lavoro aderente a ciò che esprime il mercato del lavoro locale. La UIL crede fortemente che un “buon cambiamento” non possa prescindere da due fattori fondamentali: il lavoro e l’inclusione sociale. Lavoro per il maggior numero di persone, lavoro di qualità e che garantisca certezza di reddito e inclusione sociale, come condizione per evitare che il cambiamento “lasci per strada” i più deboli.