IL consigliere regionale: “la vicenda del tribunale di Melfi è giunta all’epilogo finale. Con cruda verità, il tribunale è stato soppresso lo scorso anno. Inutile nascondersi”
“Ciò che è successo – afferma Navazio – non è dovuto al caso o alla fatalità. La vicenda del tribunale di Melfi è giunta all’epilogo finale. Con cruda verità, il tribunale è stato soppresso lo scorso anno. A nulla sono valse le interlocuzioni ministeriali, sia tecniche che politiche. A nulla sono valse le tante discussioni imbastite e rassicuranti. Il messaggio del popolo di Melfi e del suo circondario è stato ignorato. Una riforma che, pur se il Parlamento non l’ha mai voluta, in nome di una spending review (che nascondeva il desiderio nemmeno velato, dei magistrati del Csm e dei super dirigenti del Ministero) e di una fase drammatica del nostro Paese, l’ha subìta piegandosi allo spread e alle ragioni superiori”. <br /><br />“Una riforma pensata negli uffici ministeriali – continua Navazio – per passare alla storia. Per appuntarsi una medaglia. A noi non è riuscito nemmeno il tentativo di far rimanere in vita, con alcune funzioni, il nostro tribunale. Abbiamo assistito, negli ultimi incontri, ad una vera e propria determinazione. Quella di chiudere. Perché così era stato già deciso dall’entrata in vigore della riforma, lo scorso settembre 2012. Perché i numeri sono quelli che sono. Perché, nonostante le linee guida ministeriali lo permettessero, non c’era e non c’è alcuna volontà di svolgere funzioni giurisdizionali nella sede di Melfi. Al massimo potremmo, se richiesto (ma anche qui siamo fuori tempo massimo) divenire sede momentanea di archivio, prima che la commissione scarti operi la sua mannaia. Abbiamo fallito. Abbiamo fallito nel cercare gli interlocutori. Abbiamo fallito nel fidarci dello Stato e dei suoi autorevoli interlocutori che non hanno voluto comprendere quanto fosse delicata e particolare la situazione della Basilicata. Una Basilicata fin troppo generosa con lo Stato”.<br /><br />Per il consigliere regionale “c’è un ultimo sussulto: la politica può tentare di fermare questa riforma. A settembre si vota alla Camera dei deputati per una proroga. Non è ragionevole pensarla come soluzione. Guadagnando tempo, tuttavia, alcune questioni potranno essere riviste. Oggi siamo ancora più di prima indignati. In questo momento occorre superare quel senso di impotenza e di nullità. Ciò che è successo – conclude Navazio – non è dovuto al caso o alla fatalità. La politica non può essere inutile e fino a settembre tutto può ancora succedere. Senza illusioni”.<br /><br />