Tetti di spesa sanità privata, audizioni in quarta Ccp

Michele Cataldi (Sanità Futura), Antonio Flovilla (FederAnisap) e Michele Cannizzaro (CIcas) hanno criticato il provvedimento, illustrato in tutti i suoi aspetti dal dirigente generale del Dipartimento Politiche della Persona Donato Pafundi

Le delibere della Giunta regionale che determinano i tetti di spesa per le prestazioni che le strutture dell&rsquo;assistenza specialistica ambulatoriale possono erogare ai cittadini, &ldquo;di fatto penalizzano e in alcuni casi discriminano le stesse strutture con conseguenze negative sull&rsquo;utenza regionale ed extraregionale&rdquo;. E&rsquo; questa la posizione espressa dai rappresentanti di Sanit&agrave; Futura (<strong>Michele Cataldi</strong>), FederAnisap (<strong>Antonio Flovilla</strong>) e Cicas (<strong>Michele Cannizzaro</strong>) centro delle audizioni svolte ieri nella quarta Commissione (Politica sociale) presieduta da Vito Giuzio.<br /><br />Al centro del confronto in particolare la determinazione per il 2018 dei &ldquo;tetti di spesa per l&rsquo;assistenza specialistica ambulatoriale e per l&rsquo;assistenza ospedaliera per acuti&rdquo;, che &egrave; stata nella stessa riunione illustrata in tutti i suoi aspetti alla Commissione dal dirigente generale del Dipartimento Politiche della Persona <strong>Donato Pafundi</strong>.<br /><br /><strong>Michele Cataldi </strong>(Sanit&agrave; Futura), nel fare la cronistoria del confronto in Regione, ha detto che &ldquo;con l&rsquo;accordo sottoscritto tra le parti il 16 febbraio scorso alla presenza del presidente Pittella si confidava nell&rsquo;avvio di una nuova fase, invece siamo tornati indietro di molti anni&rdquo;. Cataldi ha evidenziato che l&rsquo;accordo ribaltava la logica dell&rsquo;assegnazione dei tetti sul fatturato &ldquo;storico&rdquo; di ciascuna struttura &ldquo;per affermare, finalmente, i principi dei fabbisogni di prestazioni con riferimento ai territori e alla &lsquo;sana competitivit&agrave;&rsquo; con la conclusione condivisa di procedere alla programmazione dei tetti senza riduzione tariffaria anche attraverso risorse aggiuntive a quelle disponibili che per il 2018 ammontano a 25,7 milioni di euro&rdquo;. &ldquo;Tutto ci&ograve; non &egrave; avvenuto &ndash; ha aggiunto – nonostante il senso di responsabilit&agrave; dimostrato dalle associazioni di categoria sino alla rinuncia ai ricorsi e al contenzioso che hanno prodotto negli anni per effetto di sentenze sfavorevoli alla Regione. Di fronte a questo comportamento non abbiamo altra scelta dei ricorsi all&rsquo;autorit&agrave; garante della concorrenza e del mercato e al Tar della Basilicata che si sono gi&agrave; espressi in passato il primo con documenti di censura e il tribunale amministrativo con recenti sentenze a favore di strutture sanitarie costringendo la Giunta a rifare atti amministrativi e di spesa&rdquo;. Quanto alla mobilit&agrave; sanitaria &ndash; che presenta una spesa annua superiore ai 40 milioni di euro per i lucani che si rivolgono a strutture extraregionali, Sanit&agrave; Futura ha ribadito &ldquo;le proposte per incrementare le entrate attraverso l&rsquo;incremento di prestazioni e servizi a favore di cittadini – utenti di altre regioni&rdquo;.<br /><br /><strong>Antonio Flovilla</strong> (FederAnisap) ha sottolineato che &ldquo;purtroppo solo a parole si riconosce al sistema delle strutture private accreditate &ndash; che assorbe complessivamente appena il 2,5 per cento della spesa regionale per la sanit&agrave; – il ruolo di cooperazione paritaria con il sistema pubblico, dimostrando scarsa consapevolezza che senza i nostri centri le liste d&rsquo;attesa per il cittadino si allungherebbero ulteriormente&rdquo;. A proposito di spesa, &ldquo;la Regione Basilicata, come hanno fatto altre tra cui la Campania, che pure non &egrave; certo tra le Regioni virtuose, non solo non ha reperito altri fondi &ndash; ha detto ancora Flovilla &ndash; ma non indica dove finiscono quelli destinati all&rsquo;ospedalit&agrave; privata. Dunque la &lsquo;coperta&rsquo; &egrave; stretta e accade che si applicano criteri differenti tra prestazioni e prestazioni. E&rsquo; il caso dei laboratori di analisi che hanno gi&agrave; subito un danno per effetto della diminuzione delle tariffe e si ritrovano adesso dopo il danno la beffa di ulteriori riduzioni per il criterio del fatturato invece di individuarne un altro pi&ugrave; equo. Il risultato: ci sono laboratori che si ritrovano un nuovo tetto sino a 300 mila euro in meno&rdquo;. Il vice presidente nazionale FederAnisap ha quindi sollecitato &ldquo;di riparametrare l&rsquo;indicatore in attesa del reperimento di nuove risorse. La riparametrazione consiste nell&rsquo;opzione tra la condizione di miglior favore individuata tra la media del triennio 2015/2017 e la produzione del 2017. Questo perch&eacute; nel corso del triennio di riferimento i laboratori di analisi hanno subito una riduzione tariffaria media del 37 per cento, nonostante ci&ograve; hanno continuato ad erogare la stessa quantit&agrave; di prestazioni e alcuni addirittura una quantit&agrave; maggiore, in modo da avviare concretamente la competitivit&agrave;, attraverso una revisione delle deliberazioni di giunta. Ci sono dunque &ndash; ha concluso Flovilla &ndash; ampi margini di intervento sia in sede tecnica che politica per ristabilire condizioni di equit&agrave; che favoriscano direttamente l&rsquo;utenza. E la Commissione ha un ruolo importante da svolgere in questa direzione&rdquo;.<br /><br /><strong>Michele Cannizzaro</strong> (Cicas) si &egrave; innanzitutto riferito a un altro recente provvedimento della Giunta regionale, adottato per stabilire i criteri e la quantificazione delle somme che le strutture private devono avere per gli anni 2015/2017 a seguito dei pronunciamenti del Tar. A suo parere &ldquo;questo provvedimento della Giunta &egrave; illegittimo. Sul 2015 l&rsquo;interpretazione della delibera, per quanto non conciliabile nonch&eacute; in virt&ugrave; della sua difformit&agrave; rispetto all&rsquo;accordo, tenta di applicare le sentenze del Tar, mentre per il 2016 e il 2017 non solo non applica le sentenze, non solo &egrave; difforme dall&rsquo;accordo ma prende come riferimento un dato oggetto di censura da parte del Tar: assegnare come tetto il liquidato dell&rsquo;anno precedente non pu&ograve; non tenere presente che per il 2016/2017 il tetto &egrave; viziato o oggetto di annullamento gi&agrave; per la sua quantificazione derivante dalla delibera della Giunta n. 1650&rdquo;. &ldquo;Noi abbiamo avuto un atteggiamento responsabile &ndash; ha detto -, nella speranza di poter arrivare a una mediazione. Le strutture che avevano fatto ricorso avevano rinunciato a delle risorse e ci saremmo aspettati l&#39;attuazione dell&#39;accordo del 16 febbraio, ma invece ci troviamo di fronte ad un totale stravolgimento di quell&rsquo;accordo&rdquo;. Quanto all&rsquo;altro provvedimento della Giunta, che fissa il tetto di spesa per il 2018, &ldquo;abbiamo chiesto un incontro &ndash; ha aggiunto – perch&eacute; non abbiamo capito il metodo con cui sono giunti a quella quantificazione. Abbiamo anche chiesto di spiegarci quando si parla di &lsquo;tetto teorico&rsquo; a cosa ci si riferisce, a noi sfugge, ma non abbiamo avuto risposta&rdquo;. &ldquo;Oggi purtroppo &ndash; ha concluso Cannizzaro – ci troviamo di fronte all&#39;obbligo di adire il Tar. Chiediamo di rivedere in autotutela la delibera sulle somme per il periodo 2015/2017 e di ridiscutere quella relativa ai tetti per il 2018, anche perch&eacute; una corretta programmazione richiede accordi triennali. Inoltre, considerato che neanche le sentenze vengono rispettate, siamo costretti a valutare di adire la magistratura ordinaria e contabile&rdquo;.<br /><br />&ldquo;La delibera n. 316/2018 &ndash; ha spiegato il dirigente generale del Dipartimento Politiche della Persona <strong>Donato Pafundi</strong> – riguarda la definizione del tetto regionale, fissato nel rispetto del decreto legge 2015, che fa riferimento alla spesa del 2011 meno il 2 per cento. La somma stanziata, pari a 25 milioni e 738 mila euro, tiene anche conto della spesa di competenza del 2011 riconosciuta successivamente. La ripartizione riguarda le sole strutture gi&agrave; contrattualizzato, quindi la delibera non prevede nuove contrattualizzazione con queste risorse&rdquo;. Pafundi ha evidenziato che &ldquo;l&rsquo;accordo del 16 febbraio, che &egrave; stato rigettato da alcune sigle quando si sono fatti i calcoli, esplica fortissimi effetti non su questa delibera ma sulla delibera 400, che riguarda le annualit&agrave; 2015/2017&rdquo;. Con la delibera 316/2018, invece, &ldquo;abbiamo fatto il tentativo di trovare una soluzione unica e condivisa da tutte le parti, ma in assenza di una proposta unitaria da parte delle associazioni, il dipartimento si &egrave; assunto la responsabilit&agrave; di formulare una proposta per evitare che si arrivi tardi come &egrave; gi&agrave; accaduto nel 2015&rdquo;. Abbiamo ricercato il criterio pi&ugrave; equo possibile che non creasse distorsioni nel sistema, cercando innanzitutto di tutelare i piccoli centri, con una produzione inferiore ai 100 mila euro, che non hanno subito decurtazioni. &Egrave; stato preso a riferimento il valore medio delle prestazioni erogate negli anni 2015, 2016, 2017, questo per tutte le strutture tranne che per i laboratori, che hanno avuto una vita diversa dalle altre strutture, perch&eacute; nel 2015 con l&#39;applicazione delle tariffe del dm12 ottobre 2012 hanno visto una diminuzione delle tariffe. Quindi per tutelare i laboratori &egrave; stato applicato un criterio un po&#39; diverso: abbiamo preso a riferimento il 2017, perch&eacute; met&agrave; anno &egrave; stato fatto con tariffe aggiornate. Abbiamo definito un criterio che seguisse le prestazioni effettivamente erogate, non penalizzasse le strutture di laboratorio e non penalizzasse i piccoli operatori&rdquo;. Per quanto attiene alla competitivit&agrave;, infine, Pafundi ha infine detto che la Giunta ha assunto l&rsquo;impegno di verificare, con proposte legislative, la possibilit&agrave; di assegnare ulteriori risorse al comparto con fondi di bilancio, per dare una riposta a nuove aziende e al problema dei tetti sforati nel 2017. Questioni che saranno affrontate con risorse che il Consiglio regionale dovr&agrave; individuare per questa fattispecie.<br /><br />Nel breve dibattito che &egrave; seguito sono intervenuti i consiglieri Perrino, Lacorazza, Benedetto, Pace, Galante e il presidente Giuzio.<br /><br />Alla riunione della Commissione, oltre al presidente Vito Giuzio (Pd), hanno partecipato i consiglieri Bochicchio (Psi), Galante (Ri), Soranno (Pp), Rosa (Lb-Fdi), Napoli, Benedetto, Perrino (M5s), Pace (Gm) e Lacorazza (Pd).<br />

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