Per il consigliere regionale del Pd, a Roma alla presentazione del Rapporto Svimez 2016, “serve un Sud che deve crescere a ritmi del 3 per cento l'anno e oltre se vogliamo che esca dalla sua crisi e aiuti a crescere l'intero Paese”
“Dopo sette anni di crisi ininterrotta il Sud registra da un anno timidi segnali, positivi e generalizzati, di crescita. Sono però segnali, se ripresa è, siamo solo all'inizio”.<br /><br />Così il consigliere regionale del Pd, Vito Santarsiero, oggi a Roma alla presentazione del “Rapporto Svimez 2016 sull’Economia del Mezzogiorno”.<br /><br />“Se infatti è positiva la ripresa in settori come agricoltura e turismo – aggiunge – nonché l'aumento di occupati, restano gravi ritardi e persistenti fragilità. Resta una disoccupazione complessiva alta e ancora sotto la soglia (che è anche ‘psicologica’) dei 6 mln di occupati, come resta una povertà crescente ed una bassa qualità degli investimenti. Nel Sud si è perso il 30 per cento della capacità produttiva rispetto al 2008 e vi è una enorme sottoutilizzazione del capitale umano, solo un laureato su tre lavora contro oltre il 70 per cento della media europea, come restano gravi le carenze di infrastrutture e di servizi”.<br /><br />“Occorre – continua – un lavoro straordinario, servono politiche poderose, sia di tutela sociale che di sviluppo. Sono indubbiamente novità positive e riconosciute il Masterplan e i ‘Patti per il Sud’ sia per la importante mole di risorse, sia per le aree tematiche individuate, sia per il coordinamento strategico tra coesione nazionale e coesione europea, occorre però coniugare tutto ciò con obiettivi ambiziosi”.<br /><br />“Abbiamo bisogno – conclude Santarsiero – di correre, di pensare in grande; il Sud o crescerà rapidamente o non crescerà più (con i ritmi oggi previsti servono oltre dieci anni solo per tornare ai livelli 2008), serve un Sud che deve crescere a ritmi del 3 per cento l'anno e oltre se vogliamo che esca dalla sua crisi e aiuti a crescere l'intero Paese. Potrà così l'Italia raggiungere obiettivi civili e superare la marginalità che ha oggi in Europa. È questa la nostra vera sfida, i fondi ci sono spetta alla politica cambiare definitivamente passo”.<br /><br />L.C.<br />