“La giustissima questione che ha posto il vescovo di Melfi, monsignor Gianfranco Todisco sul lavoro domenicale alla Fca ha il merito di aver riaperto il dibattito sulla problematicità delle condizioni di vita e di lavoro dei lavoratori dipendenti della Fiat”. E’ quanto sostiene il segretario generale della Cgil Basilicata, Angelo Summa, per il quale “continuare a lottare e ad impegnarsi per garantire a tutti i lavoratori la conciliabilità dei tempi di vita e di lavoro è una delle battaglie che Fiom e Cgil stanno portando avanti per riaprire la trattativa con l’azienda nell’ottica di modificare l’attuale organizzazione del lavoro”. Per il leader della Cgil lucana “venti turni di lavoro, nei quali si lavora in sei mattine per poi riattaccare la domenica sera per quattro notti, più due giorni di riposo e tre pomeriggi di lavoro (compresa una domenica), ancora due giorni di riposo e tre notti di lavoro, per finire dopo altri due riposo con altri quattro nuovi pomeriggi di lavoro, sono di per sé inconciliabili con una idea di dignità del lavoro e nel lavoro. Oltretutto – aggiunge Summa – paiono scelte aziendali che spesso non hanno alcuna correlazione con le esigenze produttive. Per il sindacato invece, queste scelte sono solo lo strumento per affermare il potere di forza all’interno dell’azienda”. Summa prosegue affermando che “preservare la dimensione umana del lavoratore deve essere sempre e comunque una esigenza irrinunciabile che va al di là dei fabbisogni produttivi. La Fiom e la Cgil hanno da subito prospettato una proposta di riformulazione dell’organizzazione del lavoro all’interno della Fca con l’istituzione della quarta squadra con sei ore di lavoro per turno, il che, peraltro, oltre che rispondere alle esigenze produttive aziendali determinerebbe condizioni di nuove assunzioni e miglioramento delle condizioni di lavoro. Non serve dunque – continua il segretario generale della Cgil lucana – bypassare il tema reale del miglioramento delle condizioni di lavoro di chi lavora in Fca, lanciando fantomatici spauracchi di perdita occupazionale privi del tutto di fondamento. Le due questioni devono restare slegate se non si vuol rischiare un passo indietro di oltre un secolo. Ribadiamo quindi per l'ennesima volta che Melfi rimane una importante piattaforma produttiva innovativa in cui occorre dare valore al lavoro e alla sua dignità prospettando piani di avanzamento sociale complessivi integrando tempi di produzione con una stagione di avanzamento dei diritti. Tutto il resto – conclude Summa – è demagogia”.
BAS 05