Si continua a privilegiare l’accoglienza straordinaria degli stranieri in Italia e in Basilicata. È quanto emerge da uno studio dell’IRES-CGIL Basilicata a firma di Donato Di Sanzo.
Al termine del lavoro dello scorso anno, L’oro nero che non si estrae si sosteneva che «la volontà di realizzare un’accoglienza dignitosa per migliaia di persone» avrebbe imposto che i “due binari” dell’accoglienza convergessero «sulla strada dell’estensione, quantomeno sostanziale, a tutti gli accolti degli standard dello S.P.R.A.R.». In caso contrario ci sarebbe stata continua incertezza sull’efficacia degli interventi messi in campo per accogliere e includere, così come sul ritorno – in termini economici, demografici, culturali e occupazionali – che la presenza di immigrati genera sul territorio lucano. La condizione generale dell’accoglienza, che va oltre la cronaca di questi giorni e che pure denuncia le gravi condizioni degli stranieri impegnati nella raccolta stagionale a Boreano, ci impone una messa a fuoco aggiornata.
I numeri del bando S.P.R.A.R. 2016-2017, – prosegue lo studio – concepito per finanziare la predisposizione di 10.000 nuovi posti di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati in comuni non precedentemente ricompresi nella rete del Ministero dell'Interno, riferiscono che alla ripartizione della integrazione del Fondo Nazionale per le Politiche e i Servizi dell’Asilo (FNPSA) ha partecipato un numero non soddisfacente di enti locali, in grado di coprire poco più della metà (circa 5.000) dei posti finanziati.
Il territorio lucano è stato interessato, nel 2016, sia dalla possibilità di attivare progetti territoriali nella rete S.P.R.A.R. – a valere sul bando 2016-2017 -, sia da un bando prefettizio per la predisposizione di 904 posti di accoglienza nei 100 comuni potentini. Bando atteso come l’ultimo atto di un percorso teso all’estensione degli standard S.P.R.A.R. anche alle accoglienze prefettizie.
In realtà i riferimenti a una estensione sistematica degli standard gestionali S.P.R.A.R. ai posti di accoglienza prefettizi erano risultati inesistenti o non chiari. In particolare, le uniche modifiche al sistema dei C.A.S. (Centri di accoglienza straordinari) lucani erano previste nelle soglie di accoglienza commisurate ai comuni e nel “premio” attribuito a quelle proposte orientate a favorire metà delle soluzioni in appartamenti, invece che in grandi strutture. A dispetto delle previsioni, il bando della Prefettura non prevedeva il coinvolgimento degli enti locali nella predisposizione dei posti di accoglienza, non immaginava soluzioni di gestione orientate all’autonomia dei beneficiari, non definiva regole per una rendicontazione analitica delle spese sostenute, immaginava la possibilità di derogare alle soglie di accoglienza «qualora non si aggiudicassero tutti i 904 posti previsti da bando».
Alla scadenza del 27 gennaio, il bando della Prefettura ha registrato la candidatura di proposte in 30 comuni della provincia, per un totale di posti messi a disposizione che supera i 904 finanziati. Fra i 30 comuni interessati dalla predisposizione dei posti di accoglienza, due eccedono le soglie del bando per i posti messi a disposizione dai soggetti del privato sociale. Bisognerà capire come la Prefettura risolverà il disagio di grandi concentrazioni di richiedenti asilo e rifugiati.
È utile rilevare come solo 3 comuni su 131 abbiano deciso di candidare un progetto a valere sul bando S.P.R.A.R. per un totale di circa 60 posti. Tale dato rappresenta una significativa mutazione nell’organizzazione dell’accoglienza in territorio lucano. Su un totale di circa 1.800 posti a disposizione, soltanto 450 sono ricompresi all’interno della rete S.P.R.A.R.; i rimanenti (circa 1.350) continueranno a essere organizzati e finanziati in regime straordinario, con la permanenza del “doppio binario” per l’accoglienza.
Allo stato attuale – termina lo studio – la distanza tra i “due binari” si amplia sia per responsabilità del pubblico che del privato sociale.
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