Statuto, Mattia: non è un punto di arrivo

Per il consigliere del Pdl bisogna “evitare di collocare la discussione sullo Statuto solo come un mero fatto istituzionale ma tentare di collegare lo Statuto ai contenuti, alla concretezza della vita dei cittadini”

“Il nuovo Statuto non può e non deve essere considerato un punto di arrivo, quanto piuttosto la straordinaria opportunità per ripensare effettivamente alle relazioni tra politica, istituzioni e società”. E’ quanto sostiene il consigliere regionale Franco Mattia (Pdl). I palazzi della politica – aggiunge – sono da tempo assediati, anche in Basilicata, da movimenti, comitati, gruppi di cittadini che non chiedono solo più lavoro e migliori condizioni di benessere sociale, ma anche e, soprattutto, trasparenza, partecipazione, coinvolgimento nelle scelte più importanti che riguardano il proprio territorio e il proprio futuro e, specialmente, il futuro delle nuove generazioni. Purtroppo, nonostante le conferenze, i dibattiti, gli incontri con categorie e associazioni e quelli pubblici, non mi pare che ci sia una qualche attenzione dell'opinione pubblica lucana a questa discussione che rimane tutta di palazzo, tutta interna ai palazzi istituzionali della politica. Anche questo è il segno che c'è qualcosa che non va, è il segno della profonda involuzione, della vera o presunta degenerazione della politica, dell'allontanamento crescente del mondo politico dalla società”.

“Dunque, la prima cosa che bisognerebbe fare, per tentare almeno di ridurre questa distanza – continua Mattia – è quello di evitare di collocare la discussione sullo Statuto solo come un mero fatto istituzionale, ma tentare di collegare lo Statuto ai contenuti, alla concretezza della vita dei cittadini e degli abitanti della nostra regione, alle esigenze, sempre più pressanti, di avere un ordinamento regionale efficace che risponda ai richiami della società civile, alle ansie, soprattutto dei tanti giovani in cerca di un posto di lavoro, costretti ad emigrare per tutelare la propria dignità fuori regione”.

Secondo Mattia “si tratta ancora di tradurre bei principi contenuti della carta statutaria – la Regione della persona, la Regione dei cittadini, la Regione della solidarietà, della democrazia, della sostenibilità – in azioni concrete, altrimenti rimangono enunciazioni di principio senza risvolti per la crescita e lo sviluppo di questa regione. La stagione dello Statuto sembra, dunque, destinata a chiudersi, almeno dal programma che è stato varato, ma – afferma il consigliere del Pdl – la stagione della riorganizzazione della Regione non è finita, sia perché adesso nella seconda parte di questa legislatura ci sarà la fase delicatissima dell'attuazione del nuovo Statuto, sia perché dobbiamo completare la riforma della governance locale, solo iniziata con la istituzione delle Aree Programma che hanno sostituito le Comunità montane. In questa fase si può fare ancora molto, si può fare tutto il necessario per rendere i processi decisionali adeguati, come tempi, come capacità di rispondere alla domanda sociale, come conoscenza dei problemi da affrontare, come consapevolezza dei risultati conseguiti dalle politiche pubbliche ai compiti che tutte le Regioni hanno assunto dopo la riforma del titolo V. Compiti ingenti per quantità, ma soprattutto per qualità perché ormai è sulla Regione che grava la responsabilità generale di far fronte all'innovazione richiesta dalla società e dalla collettività”.

“Questa responsabilità – a parere di Mattia – non può essere di fatto interamente addossata dai Consigli alle Giunte, sarebbe troppo riduttivo, dopo tutti i tentativi di difendere nominalisticamente le proprie attribuzioni negli Statuti. E l'interesse ad un equilibrato assetto dei poteri non deve essere sentito solo dal Consiglio, perché questa legislatura una cosa deve avere insegnato a tutti, che è una Regione in cui vi sia troppo squilibrio tra i poteri non è una Regione che può funzionare bene. Il riequilibrio tra gli organi è una necessità oggettiva e la partita è ancora tutta da giocare. Com'è tutta da giocare la partita del riordino istituzionale del Paese che già con il decreto spending review ha avuto le prime pesanti conseguenze sulla nostra regione, con la soppressione del Tribunale di Melfi, della sezione distaccata del Tribunale di Pisticci, con il rischio della soppressione della Provincia di Matera. Per non parlare quello che accadrà nella Sanità e quello che sta per accadere nei servizi postali. Da alcune parti è stato evidenziato che il pericolo della scomparsa della Regione Basilicata è sempre dietro l'angolo e non a caso si è ritornato a parlare dello studio della Fondazione Agnelli, che negli anni 70-80, ha segnato il dibattito politico che, com'è noto, prevedeva la soppressione della Regione Basilicata con il passaggio della Provincia di Potenza alla Campania e di quello di Matera alla Puglia. Un attacco all'autonomia istituzionale e alle nostre comunità che non va sottovalutato, tenuto conto, che il senatore Rutelli l'ha ripreso di recente e non è un mistero, sta lavorando per un'apposita legge. Per questo – conclude Mattia – ritengo che il modo migliore per completare il lavoro sul nuovo Statuto deve essere l'appello all'intera società lucana a mobilitarsi per la difesa della storia istituzionale, civile e sociale della nostra regione”.

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