Simonetti (Cseres): subito il reddito minimo di inserimento

“La situazione occupazionale  e dei redditi si aggrava. Il presidente del Consiglio regionale non ha ancora provveduto sensi dell’articolo 68 del regolamento all’iscrizione all’ordine del giorno della proposta di legge di iniziativa popolare sul  reddito minimo sottoscritta a suo tempo da oltre 4000 persone. I dati relativi alla cassa integrazione in Basilicata – afferma in una nota il presidente dello Cserer, Pietro Simonetti – sono eloquenti  con la prospettiva non tanto lontana di certificare circa tremila lavoratori con gli ammortizzatori in deroga in assenza di misure concrete e delle nuove pesanti norme previste dal Governo Renzi. Sono 108 mila lavoratori lucani  disoccupati o inoccupati iscritti ai centri per l’impiego. Si ricorda che dei 61 mila disoccupati il 35% possiede la licenza media, il 27% quella elementare, oltre il 10% laureati mentre i diplomati sono il 28%. Sono dati che parlano chiaro sulla struttura e qualità della disoccupazione. Dei 47 mila disoccupati il 34% possiede la licenza elementare, il 28% la licenza media inferiore gli altri sono diplomati  e lo 0,3% possiede la laurea . Questi dati  dovrebbero far comprendere  la qualità dell’offerta formativa in atto che risente di  tutta l’incapacità  a programmare, la mancanza di politiche per il lavoro e il reddito. Recentemente – aggiunge Simonetti – si è scatenata a livello locale la caccia al” masterizzando” con l’offerta di strumenti  informatici ed eventuali ripartizioni della somma messa a disposizione dal Fondo Sociale Europeo. Gli incentivi nazionali per l’occupazione non hanno trovato terreno fertile in Basilicata, anche la misura di Garanzia Giovani  procede lentamente, mentre il piano di riutilizzo dei lavoratori in mobilità non è stato definito e l’intervento “Un ponte per l’occupazione”, predisposto per non attuare i “tirocini formativi” e la relativa graduatoria approvata, presenta un bilancio fallimentare.  Occorre subito un piano speciale legato al sostegno al reddito, al lavoro e alla formazione. Bisognerebbe puntare anche sulla formazione continua della forza, alla riconversione e allo sviluppo delle attività manifatturiere, dei servizi e dei beni pubblici. Un grande piano per la nuova alfabetizzazione, la formazione e investimenti per consolidare e sviluppare la base produttiva  come  negli anni Cinquanta e Sessanta”.
Per Simonetti, inoltre, “bisogna decidere sul reddito minimo: non ci sono alternative nel medio e breve periodo per creare occupazione, difendere e alzare i redditi. Possiamo anche chiamarlo, se piace, “reddito minimo di inserimento.” La spesa ipotizzata a livello nazionale per il reddito minimo e formazione delle varie proposte si attesta sui 20 miliardi annui con ricadute sul reddito minimo di 500/600 euro e di otto/nove euro all’ora per il salario minimo. Sulla base di questi paramenti in Basilicata la spesa  potrebbe essere finanziata con un fondo nutrito da quelli  nazionali, regionali e ed europei utilizzando la programmazione 2014/ con l’obbligo di formazione, di lavoro in attività pubbliche come la manutenzione, il territorio, la raccolta differenziata, l’autoimpiego e il lavoro di cura, oltre a un piano di alfabetizzazione e formazione. Anche per affrontare la difficile situazione della scuola. Mentre si tagliano le cattedre è possibile aprire i siti scolastici di pomeriggio o di sera per corsi di recupero sul modello delle 150  con un apposito piano finanziato con i fondi europei. Il progetto darebbe anche  risposte occupazionale a centinaia di insegnati.

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