Simonetti (Cseres): iniziativa per recupero aziende post-terremoto

“A distanza di 33 anni dal sisma, dei 6.064 posti diretti nel settore manifatturiero promessi ne sopravvivono solo 1845, a fronte di un investimento complessivo di 1.750 milioni di euro, dei quali oltre 500 milioni per attività manifatturiere, il resto è stato speso per infrastrutture”. Così il presidente del Cseres, Pietro Simonetti, tracciando in una nota un bilancio del processo di industrializzazione avviato in Basilicata dopo il terremoto dell’80.
“Per effetto dell’attuazione di norme di incentivazione verso l’industria, ad oggi in Basilicata sono disponibili, e quindi da riutilizzare, circa 100 capannoni (almeno trenta nella provincia di Matera a partire dalla Fellandina e da quelle riassegnate o vendute da Asi) che si trovano negli agglomerati dei consorzi industriali. Per quanto concerne specificatamente la legge 219/81 art. 32 e successive modificazioni, a fronte di 107 decreti, sopravvivono 60 aziende delle quali molte chiuse o fallite”. “Le ultime novità sono queste: per la reindustrializzazione dell’ex Calzaturificio di Maratea – ha aggiunto Simonetti – sono in corso di valutazione quattro proposte di imprese non lucane che spaziano dal tessile al metalmeccanico. Non è ancora iniziata l’attività produttiva di reindustrializzazione presso l’ex Parmalat di Atella”. E poi, ancora, altri casi emblematici quali l’Abl di Balvano, l’Etm e l’Ets di Tito, fino alla Sinoro, già Centro orafo, poi Cripo, poi Orop, che “a fronte di un finanziamento a fondo perduto deciso nel 1987, pari a 26 miliardi e 166 milioni per attività manifatturiere nel settore orafo, non ha mai prodotto nulla”.
“L’ultimo rapporto ‘La fabbrica del terremoto’ ha descritto disattenzioni e la sindrome del non vedere. Nel Dipartimento Attività produttive della Regione negli anni – ha affermato Simonetti – si sono avvicendati tre assessori e tre dirigenti. La Task force per i punti di crisi è stata smantellata, mentre il Comitato per l’occupazione è impegnato da mesi in una consultazione di approfondimento sui temi del lavoro e delle attività produttive. Occorre invece un progetto industriale per recuperare i 100 capannoni e le aziende del terremoto chiuse o fallite. Tamponare con il finanziamento del Fondo Sociale Europeo gli interventi per la mobilità e per gli ammortizzatori sociali è necessario. Decisiva rimane l’iniziativa per recuperare le aziende e adottare azioni di controllo, che ricordiamo sono ancora in testa alla Regione Basilicata per quanto riguarda l’articolo 32 della legge 219. In assenza di misure concrete la lista dei cassintegrati, dei lavoratori in mobilità e delle aziende vuote si allungherà ulteriormente. Il quadro è chiaro. Tocca alla nuova giunta regionale e alle parti sociali invertire la rotta a partire dall’uso delle risorse e dalla programmazione 2014/20”.
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