"E' già accaduto dopo il sisma del 1980 e contemporaneamente nella attuazione del piano di industrializzazione della valle del Basento negli anni Novanta: uno stuolo di psudo imprenditori, consulenti e dirigenti pubblici, pezzi importanti della griglia affari e politica hanno saccheggiato la Basilicata, il Mezzogiorno". Lo afferma Pietro Simonetti (Cseres).
"Dopo il terremoto si riuscì a recuperare 150 milioni di euro del maltolto su 450. Il risultato della commissione di inchiesta sulla Valbasento fu sostanzialmente insabbiata a Matera nonostante la meticolosa inchiesta effettuata Carabinieri. Parliamo di oltre 250 milioni di euro dissipati e intercettati da aziende fantasma. Le code ci sono ancora e tanti protagonisti, come sigle e persone, le ritroviamo nelle indagini in corso. Dai rifiuti alle commesse e proseguendo. La gestione delle estrazioni, del raffinamento del greggio, dei servizi collegati e dei successivi utilizzi è regolata, prevalentemente, dalla autocertificazione delle imprese. Chi sa veramente quanto si estrae? Chi controlla, anche dal punto di vista dei costi e dell'uso, e quindi della remunerazione dei lavoratori e del loro inquadramento contrattuale, della loro salute, i contratti di sub appalto? Negli anni 80 molti dei brevetti del centro ricerche di Pisticci presero la strada dell'estero e di aziende di privati e ciò determinò la chiusura di Enichem, dove all'epoca c'erano circa 5000 lavoratori occupati. Enrico Mattei volle estrarre metano ma fabbricava anche fibre e costruiva case per i dipendenti. La commistione tra gruppi dirigenti delle multinazionali presenti in Basilicata, appaltatori e decisori tecnici e politici è del tutto evidente cosi come nel dopo sisma e in Valbasento. Le inchieste parlano e registrano il malaffare e cultura industriale del profitto ad ogni costo. Ci sono due esiti: assistere al massacro della regione o passare all'attacco con parte civile nei processi, sostegno alla magistratura e azioni di risarcimento, in presenza dei dati certi del danno di immagine, materiale, alla salute e al sociale. Poi occorre l'unità delle forze sociali, culturali, istituzionali. Colpire divisi favorisce quanti hanno deciso e gestito gli affari. Lottare e colpire uniti vince".
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