Screening neonatale, Napoli: Basilicata ultima

Il vice presidente del Consiglio regionale sulla base delle risultanze di MonitoRare-quarto rapporto sulla condizione della persona con malattia rara in Italia

&ldquo;Lo screening neonatale &egrave; uno strumento di prevenzione fondamentale per la diagnosi precoce delle malattie metaboliche ereditarie, riconosciuto come tale e reso obbligatorio dalla legge 167 del 19 agosto 2016, ma in Basilicata viene effettuato limitatamente a sei malattie metaboliche ereditarie, a fronte delle 47 patologie metaboliche oggetto di screening in Toscana o delle 45 malattie metaboliche che sono individuate attraverso questa metodica in Emilia Romagna, Liguria e Campania, un deficit che occorre colmare al pi&ugrave; presto e che&nbsp; &egrave;&nbsp; l&rsquo;emblema della diversa sensibilit&agrave; regionale rispetto alle sofferenze che le malattie rare comportano&rdquo;.<br /><br />A dichiararlo, in una nota,&nbsp; &egrave; il consigliere regionale Michele Napoli sulla base delle risultanze di MonitoRare-quarto rapporto sulla condizione della persona con malattia rara in Italia.<br /><br />&ldquo;Dal Rapporto emerge che il 2017 &egrave; stato un anno importante per le malattie rare – ha spiegato Napoli – perch&eacute; &egrave; migliorata l&rsquo;accessibilit&agrave; ai farmaci orfani, &egrave; aumentato il&nbsp; numero dei progetti di ricerca e delle sperimentazioni cliniche effettuate soprattutto dagli Irccs e l&rsquo;aggiornamento dei Lea ha comportato il riconoscimento nei livelli essenziali di assistenza di ben 118 malattie rare&rdquo;.<br /><br />Per Napoli si tratta di &ldquo;progressi senza dubbio incoraggianti rispetto ad un fenomeno epidemiologico non marginale (il numero di persone affette da queste patologie ammonta ad oltre 740.000 unit&agrave;, con una prevalenza stimata dell&rsquo;1,22 per cento sulla popolazione) e che rappresenta una delle sfide pi&ugrave; complesse dei sistemi sanitari, riguardando aspetti che attengono alla programmazione, all&rsquo;organizzazione e al finanziamento&rdquo;.<br /><br />&ldquo;Permangono tuttavia- ha aggiunto il vice presidente del Consiglio regionale – troppe disparit&agrave; regionali, riproponendosi anche per le malattie rare l&rsquo;istantanea di una Italia a doppia o tripla velocit&agrave;. Basti pensare alla circostanza che il 66,7 per cento degli ospedali che partecipano a una Ern, vale a dire ad un network che &egrave; eccellenza nella cura e diagnosi delle malattie rare, si trova nelle regioni settentrionali, il 19,7 per cento al centro e solo il 13,6 per cento al sud&rdquo;.<br /><br />&ldquo;Spetta alle regioni, in primis alla Basilicata, fare la propria parte -ha concluso Napoli – mettendo in campo modelli organizzativi in grado di dare risposte appropriate a chi &egrave; meno fortunato di noi e garantendo, ad esempio, l&rsquo;effettivit&agrave; dello screening neonatale esteso, che consente di superare una delle maggiori criticit&agrave; del trattamento delle malattie rare, vale a dire la diagnosi delle stesse, che, altrimenti, pu&ograve; arrivare anche a distanza di anni, condizionando in senso sfavorevole il percorso di cura di quanti sono affetti da queste patologie&rdquo;.<br /><br />L.C.<br />

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