Santochirico (Pd): conti e democrazia, un nuovo algoritmo

“La declinazione in chiave economicistica delle scelte istituzionali è una tentazione ricorrente, quello che occorre è un nuovo algoritmo che ottimizzi la ricchezza della democrazia e dell’economia con il rigore della finanza pubblica”

“Il sospiro di sollievo per l'esclusione di Matera dalla black list delle Province da sopprimere non esclude, ma anzi aggrava il dissenso verso il pressapochismo di un governo off limits”. E’ quanto dichiara il consigliere regionale del Pd, Vincenzo Santochirico.

“Sul mantenimento delle Province si può convenire o meno – afferma Santochirico – ma per ragioni che attengono all'articolazione della rete democratica e di governo non per ragioni di spesa. Fissato il tetto di spesa sostenibile, per equilibri interni di bilancio o vincoli internazionali, decidere se concentrare le risorse su rappresentanze e strutture centralizzate o decentrate ovvero quale mix e bilanciamento creare fra le une e le altre, è decisone che si fonda sulla concezione che si ha dello Stato e del sistema pubblico, non sulle alchimie finanziarie. Non a caso, per esempio, Formigoni ha lamentato che questa è la terza manovra in 12 mesi, e l'ultima ha scaricato già un peso abnorme sulle Regioni: il peso di quella di luglio 2011 è del 50 per cento sulle Regioni che pesano solo per il 16 per cento sulla spesa totale. Invece, approfittando della notte della politica vengono accomunati e omologati nell’indistinzione dell’oscurità privilegi di casta e istituti di democrazia”.

“C'e' chi, a destra come a sinistra – sottolinea Santochirico – dopo gli ulteriori tagli decretati a Regioni e Comuni, recita il Requiem per il federalismo, che da più di quindici anni è stato il tormentone del dibattito pubblico. D'altronde, la declinazione in chiave economicistica delle scelte istituzionali è una tentazione ricorrente nella decisione pubblica di questo tempo e fu una delle ragioni che ci contrappose decisamente al presidente De Filippo, in ambito regionale, al procurato e praticato aborto delle Comunità locali. E' evidente il rischio che dalla crisi si tenti di uscire aggravando le ingiustizie sociali, approfondendo i divari, riducendo la democrazia e sacrificando i diritti. Per toccare solo incidentalmente un diverso aspetto della manovra economica, limitare i diritti del mondo del lavoro o scegliere di gravare di un contributo straordinario il reddito del ceto medio anziché tassare, anche eccezionalmente, i patrimoni e applicare un ulteriore prelievo sui capitali rimpatriati con lo scudo fiscale, non è socialmente, e neanche politicamente, indifferente e neutro. Ma torniamo al tema della relazione fra crisi e istituzioni, che si dovrebbe ampliare integrandolo con quello del rilancio del progresso sociale (così ridefinerei il profilo che oggi più ambiguamente e riduttivamente viene comunemente chiamato ‘crescita’). La vera sfida che sta di fronte a chi oggi é classe dirigente é come, nei nuovi limiti della finanza pubblica, che per brevità possiamo dire di parità di bilancio, vengono riequilibrati e riorganizzati, da un canto, i livelli e gli organismi di partecipazione democratica, dall'altro, gli strumenti operativi dell'intervento pubblico nei diversi campi, da quelli economici a quelli culturali, passando attraverso il welfare, per indicare solo i principali”.

“A livello regionale – sottolinea Santochirico – proseguendo un percorso avviato da tempo, ma mutevole nell'ispirazione e incerto nell'applicazione, bisognerà accelerare le riforme, avendo a cuore molto più l’attenzione per la funzione e la appropriatezza riguardo alla missione (che deve essere chiara) che per gli organi di direzione. Per fare qualche esempio, anche in considerazione del dibattito pubblico di questi giorni, i Consorzi industriali, recentemente riformati, diventano carrozzoni se non gestiscono servizi e politiche di promozione e sostegno al sistema delle imprese. E' legittimo però il dubbio sulla loro utilità se le politiche formative verso le imprese le fanno il Dipartimento e le Agenzie, il sostegno resta di competenza del Dipartimento e dell'indefinita Sviluppo Basilicata, la promozione e l'innovazione sono di pertinenza dell'eterea Basilicata Innovazione. Cosi come – ci chiediamo – ha senso chiedere le Unioni dei Comuni e criticare il Fondo di coesione dopo aver affossato le Comunità locali? E ancora ci si potrebbe chiedere l'Apt cosa fa, come si raccorda alla gestione dei Piot, e si evita che (non senza improvvisazione) si occupi di cose di cui confessa pubblicamente l'incompetenza (Film Commission). Sono solo esempi, che danno idea del lavoro che si può e si deve fare e che, peraltro, non necessariamente intersecano l'ormai prossimo avvio del confronto sullo Statuto regionale”.

“Insomma – fa rilevare Santochirico – come a livello nazionale non si può calare un'indiscriminata scure sul sistema istituzionale per ragioni economiche, ma occorre fare scelte organiche sul sistema democratico, fermo restando l'obiettivo di salvare i conti, nello stesso modo, e con più rapidità ed incisività, dobbiamo operare in Basilicata. La rotta è difficile dovendo superare lo stretto fra Scilla, costituita da un sorta di ricetta maltusiana, che ha come oggetto la democrazia anziché la demografia, e Cariddi, data dalla tentazione del ceto politico di emulare Urano, che per autopreservarsi sacrifica i suoi figli. Salutando positivamente, per quanto detto, la salvezza della Provincia di Matera, non adagiamoci in frasi retoriche, evitiamo dispute campanilistiche, anche se l'aspetto delle dimensioni territoriali degli Enti, comprese le Province, ha un suo rilievo, ma soprattutto ragioniamo e decidiamo di come il sistema pubblico serva meglio le esigenze della collettività, elaborando un nuovo algoritmo che ottimizzi la ricchezza della democrazia e dell’economia con il rigore della finanza pubblica”.

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