“Il sistema basato esclusivamente sul contratto nazionale, ha prodotto negli anni delle distorsioni rispetto al mondo del lavoro che è in continua evoluzione.
Per di più, il sistema contrattuale italiano è stato fortemente penalizzante delle professionalità, del merito, della partecipazione ed in conclusione della retribuzione dei lavoratori. Basti pensare che secondo studi recenti, in Italia, solo il 4% della retribuzione è legato alla produttività a fronte di un 18% – 20% in Germania e di un 25% – 30% negli USA”. Lo afferma in una nota il segretario regionale della Fismic Marco Roselli.
“Sono in molti ad evocare questi paesi quando si parla di retribuzioni dei lavoratori, ma solo in pochi in verità, – prosegue – raccontano quali siano le regole di quei sistemi, basate su flessibilità, produttività, responsabilità , e sacrifici, per produrre dei risultati da distribuire. Se si vuole davvero riformare il sistema anche in Italia, si prenda coscienza della realtà, e si mandi in pensione un vecchio modello di contrattazione che oltre a non funzionare più, non fa crescere i salari dei lavoratori, che ne avrebbero tanto bisogno. La Fismic ha condiviso in modo convinto la svolta imposta al sistema dall’accordo di Pomigliano, da quello di Mirafiori e dal contratto collettivo Fiat di fine 2010, poiché crediamo che sia quella la strada giusta per la riforma del sistema contrattuale. Se il futuro sarà tedesco o americano, lo discuteremo nelle sedi opportune, l’essenziale è che il futuro della contrattazione sia sempre più lontano dal “Palazzo” e più vicino ai luoghi di lavoro, dove si produce la ricchezza, e dove la stessa, si possa anche distribuire ai lavoratori, magari in forme partecipative. L’essenziale riteniamo, è anche che alla riforma della contrattazione, si accompagni un sistema di misurazione della rappresentanza, anch’esso vicino ai luoghi di lavoro ed ai lavoratori. Per queste ragioni la Fismic è pronta ad una discussione non precostituita sul modello contrattuale che è destinato a cambiare. Anche su Melfi siamo disponibili al confronto e auspichiamo che Fiat ci dica al più presto quali siano le prospettive di sviluppo e gli investimenti che Fabbrica Italia offrirà al nostro territorio.
A nostro giudizio, – conclude Roselli – quello di cui si sente necessità, sono produzioni ed occupazione, non certo scioperi come quello della Fiom del 28 gennaio prossimo, uno sciopero che serve più alla Fiom per dimostrare di esistere, che ai lavoratori. Fiat sa bene il valore e l’affidabilità dei lavoratori di Melfi, quando in passato, si è trattato di fare produttività e qualità, Melfi ha sempre risposto positivamente, adesso i lavoratori aspettano fiduciosi e noi con loro, sicuri che Fiat possa continuare a credere in un territorio che le ha dato tanto, e potrà continuare a farlo, nell’auspicio, che nessuno resterà deluso”.
BAS 05