Rosa, Venezia: i “paladini a parole” della scuola pubblica

Presentata dai consiglieri del Pdl una interrogazione sulla politica scolastica regionale riguardante la scuola dell’obbligo

“Non sono lontani i giorni dello scorso dicembre, quando si assisteva al carosello degli esponenti di sinistra che facevano a gara nel dimostrare a chi era più favorevole alla scuola pubblica. Non sono neanche lontani quelli del pasticcio del ridimensionamento scolastico che ha visto in Regione Basilicata l’insegnamento trattato alla stregua di un ‘mercato del pesce’, con l’assessore nominato Mastrosimone che ha illuminato con le sue dichiarazioni il parlamentino lucano: ‘Io non sono entrata nel merito’, salvo poi recuperare con il solito ritornello attribuendo tutte le colpe ai tagli del Governo nazionale”. E’ quanto affermano i consiglieri del Pdl, Gianni Rosa e Mario Venezia.

“Li abbiamo definiti allora ‘paladini a parole’ dell’istruzione obbligatoria, oggi ne siamo sempre più convinti. Abbiamo presentato un’interrogazione – comunicano Rosa e Venezia – con la quale chiediamo spiegazioni rispetto ad un arretramento culturale della Regione Basilicata nella politica scolastica: per la prima volta con la delibera n. 638 del 2011 ‘concessione borse di studio anno scolastico 2010/2011 in favore delle famiglie residenti nel territorio regionale e frequentanti le Istituzioni scolastiche statali e paritarie primarie, secondarie di primo e secondo grado’ si inserisce il criterio che possono accedere solo gli studenti che hanno conseguito un voto finale uguale o superiore a 8/10 per la primaria e la secondaria di primo grado, a 7/10 per la secondaria di secondo grado, riferito all’anno scolastico 2009/2010. Una evidente contraddizione logica – sottolineano i consiglieri – poiché si tratta di scuola dell’obbligo, che va contro lo spirito della legge n. 62 del 2001, dove l’obiettivo primario è quello di favorire e stimolare la crescita formativa degli alunni e, nel contempo, aiutare le famiglie in stato di disagio a poter sostenere le spese scolastiche”.
“Tutto questo – proseguono Rosa e Venezia – in una Regione che disconosce la ‘meritocrazia’ quando si tratta di consulenze, nomine dirigenziali, assunzioni, collaborazioni varie e la riscopre dove la meritocrazia assume un ruolo insignificante o quanto meno secondario. Un buon governo deve cercare di dare, innanzitutto, pari possibilità di accesso a chi non ne ha e cercare di rimuovere gli ostacoli che limitano l’inclusione sociale, ed è il caso dell’istruzione primaria ed obbligatoria. La Basilicata ‘progressista e di sinistra’, amica dei ceti meno abbienti, ancora una volta si dimostra lontana dalle difficoltà delle famiglie e i governanti per giustificare il loro conservatorismo sociale arrivano a scomodare la Costituzione italiana con un’interpretazione restrittiva ed elitaria dell’articolo 34 sulla gratuità della scuola dell’obbligo. Ovvio, non poteva mancare, la lamentela sulla carenza dei fondi assegnati in un dipartimento quale quello della Formazione e Lavoro, dove il denaro si consuma troppo spesso per iniziative demagogiche quali il Reddito Ponte, dove si sprecano milioni di euro per una formazione che serve solo alle società del settore formazione. Abbiamo chiesto – ricordano Rosa e Venezia – l’immediata sospensione dell’avviso e l’indizione di uno nuovo con l’eliminazione del voto scolastico quale requisito essenziale per la partecipazione e di considerare solamente il reddito Isee quale parametro per le graduatorie, inserendo la clausola che a parità di reddito la precedenza spetta agli studenti in situazione di handicap certificato e rispetto alla numerosità del nucleo familiare”.

“Il presidente De Filippo e l’assessore Mastrosimone – chiedono gli esponenti del Pdl – cosa vogliono fare? Inoltre – aggiungono – devono spiegarci anche le motivazioni politiche per le quali la Regione Basilicata non ha previsto uno stanziamento aggiuntivo finalizzato ad agevolare l’accesso al diritto allo studio nelle scuole dell’obbligo. Anche loro – concludono – iscritti nella schiera dei ‘paladini’ a parole e senza fatti della scuola pubblica?”.

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