Rosa (Pdl): non siamo disponibili ad omologarci

Per il Vice Coordinatore regionale vicario della Basilicata “grazie all’appoggio ‘incondizionato’ dato al Governo Monti gli italiani non comprendono più quali siano le differenze tra il Pdl ed il Pd”

“Ogni giorno da Roma arriva una tegola in testa al Pdl. Oltre agli scandali che fanno la loro parte, i più bravi in questo gioco al massacro sono i parlamentari che ‘eletti nei listini bloccati’ si lasciano andare a fantapolitiche enunciazioni di principio non curanti di un patrimonio umano che da sempre lavora tutti i giorni sui territori”. A sostenerlo il consigliere regionale del Pdl, Gianni Rosa che parla di “un accanimento sterile contro un partito che solo quattro anni fa riusciva a raccogliere la più grande fiducia degli italiani. Berlusconi parla poco, chi parla riesce solo a trasmettere confusione e divisione e grazie all’appoggio ‘incondizionato’ dato al Governo Monti gli italiani non comprendono più quali siano le differenze tra il Pdl ed il Pd”.

“Penso che si è arrivati al punto di non ritorno. Chi ha realmente voglia di salvare il centro destra italiano – afferma Rosa – deve uscire immediatamente fuori dagli indugi o il Pdl è destinato a morire. Si rischia di buttare via tanto lavoro, di perdere completamente la fiducia di chi in Italia non si riconosce nella sinistra. Il rischio è anche quello di screditare quegli uomini che ancora oggi ci credono e continuano nel loro anonimato a lavorare per portare avanti un’idea e a tenere insieme una comunità. Io e i tanti amici di centro destra della Basilicata non ci stiamo a questo suicidio e chiediamo ad Alfano di battere un colpo, non è possibile rimanere ancora fermi. Noi che in Basilicata lottiamo contro un ‘Sistema Basilicata’ che massacra i suoi avversari non abbiamo nessuna volontà di appiattirci su ‘posizioni romane’ che non hanno una visione del futuro ed una strategia che oggi, più che mai, serve per superare questo momento difficile. Non siamo disponibili ad omologarci – conclude Rosa – non siamo disponibili a morire politicamente perché a Roma la paura ha prevalso sull’idea e sui valori”.

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