Romaniello: su acqua guardare a bisogni e diritti cittadini

Il capogruppo Sel: “Non ci possono essere più enti a gestire la risorsa acqua e va accelerato il progetto immaginato da Basilicata e Puglia di individuare in ‘Acqua spa’, l’ente gestore delle dighe e delle grandi reti idriche”

“Il dibattito in Consiglio regionale, sulla base della richiesta del Pdl sul tema della ‘seconda canna del Sinni’, con la relazione puntuale del Presidente sull’intera tematica riferita alle risorse idriche lucane, registra forzature da parte di alcuni consiglieri, e qualche mal di pancia derivanti dalla ‘giusta’ sconfitta ricevuta con il referendum che ha sancito che l’acqua è ‘un bene comune dell’umanità, un diritto inalienabile; l’acqua non può essere proprietà di nessuno’. Ma esso ha dimostrato che la politica avviata con l’Accordo di Programma fra Puglia e Basilicata con una visione condivisa, a partire dal giusto riconoscimento del diritto universale all’acqua, è l’unica strada per chiamare tutti, chi la produce (il territorio lucano) e chi la usa (pugliesi, lucani, calabresi) a compartecipare ai costi per implementare la capacità di accumulo, attraverso interventi mirati nei territori a monte degli invasi, risarcire le comunità a cui sono sottratti ampi territori per la realizzazione di opere ed infrastrutture idriche”. E’ quanto dichiara il capogruppo di “Sinistra Ecologia e Libertà” in Consiglio regionale, Giannino Romaniello aggiungendo: “Come ho dichiarato in Consiglio, la positività della discussione consiste più nella constatazione che si è avuta una puntuale ricostruzione di quanto accaduto negli ultimi anni, il fatto che il cambiamento del quadro normativo e la messa in discussione da parte del governo di centrodestra del superamento dell’Eipli quale ente non più adeguato a gestire una partita così importante che andava e va trasferita alle Regioni. Si tratta di riconoscere un ruolo di primo piano a chi la risorsa la produce ed accumula, piuttosto che assecondare il nascosto tentativo di qualcuno di aprire contenzioni e contrapposizioni istituzionali, figli di una logica e di una cultura dal sapore leghista che nulla ha che vedere con il ‘diritto della Basilicata’ a decidere su opere ed infrastrutture da realizzare nel proprio territorio”.

“Per noi – aggiunge Romaniello -, non ci possono essere più enti a gestire la risorsa acqua e va accelerato il progetto immaginato da Basilicata e Puglia di individuare in ‘Acqua spa’, società interamente pubblica con maggioranza attestata alla Regione Basilicata, l’ente gestore delle dighe e delle grandi reti idriche”. “Volare alto, usare la testa e non le braccia, guardare agli interessi, ai bisogni e ai diritti dei cittadini – dice il capogruppo Sel – è il compito di chi ha una funzione politica ed istituzionale evitando di cadere in forme più o meno celate di populismo e localismo che, come dimostra l’adunata leghista, alzano steccati, producono odio con grave danno alla democrazia ed alla cultura della solidarietà e della uguaglianza che ha sempre caratterizzato positivamente la vita delle istituzioni del Mezzogiorno e del Paese”.

“L’Accordo del 1999 – conclude Romaniello – è stato un primo atto per affermare il metodo di federalismo solidale che allora condividemmo; un metodo ed una pratica di governo non solo sulla ‘risorsa acqua’ bene comune e di tutti ma che anche su reti, energia e modelli di welfare andrebbero implementati per ridare centralità al Mezzogiorno”.

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