Romaniello: spending review provvedimento ammazza Sud

Il capogruppo di Sel sollecita il presidente De Filippo ad assumere un’iniziativa congiunta con i Governatori delle Regioni del Sud per contrastare la manovra del Governo Monti. E propone gli Stati Generali delle Autonomie Locali del Mezzogiorno

“Le proiezioni elaborate da Svimez sugli effetti della spending review sul Mezzogiorno non lasciano dubbi: se non si correrà ai ripari nelle regioni del Sud il Pil scenderà, da quest’anno, del 2,9% contro l’1,4% del Centro-Nord; una ”stangata” che costerà in media 450 euro a cittadino residente nel Mezzogiorno. Siamo in presenza di un provvedimento ammazza-Sud”. E’ il commento del capogruppo di Sel in Consiglio regionale Giannino Romaniello che sollecita il presidente della Regione De Filippo ad “assumere subito un’iniziativa congiunta con i Governatori delle Regioni del Sud perché all’interno della strategia di contrasto della manovra del Governo Monti su tutti i fronti – dalla sanità alla giustizia, al pubblico impiego e alla tutela delle categorie sociali – rientri anche la specificità della situazione meridionale. E ritengo in proposito che anche i Consigli regionali debbano mobilitarsi attraverso gli Stati Generali delle Autonomie Locali del Mezzogiorno”.

“Non va sottovalutato – aggiunge Romaniello – che in un generale contesto di crisi recessiva, le quattro manovre effettuate nel 2010 e nel 2011 e approvate dal precedente e dall’attuale Governo hanno già avuto un impatto complessivo sul Pil più pesante nel Mezzogiorno rispetto al Centro Nord.  Se i Governi Berlusconi e Monti non fossero intervenuti con le manovre che si sono susseguite, la variazione in termini di impatto sul Pil, sarebbe stata, secondo la Svimez, pari a -2,33% nel Centro Nord e -3,80% al Sud. Adesso andiamo oltre. C’è dunque la conferma – evidenzia il capogruppo Sel – che le manovre correttive di finanza pubblica hanno avuto effetti molto diversificati impattando in modo più consistente sulla crescita del Sud rispetto al resto del Paese. Gli effetti della maggiori tasse: il peso cumulato che le maggiori entrate hanno sul Pil è sostanzialmente uniforme sull’intero territorio nazionale: 3% nel Centro Nord e 3,1% al Sud nel 2012; 3,4% al Centro Nord e 3,7% nel Mezzogiorno nel 2013. Nel Centro Nord pesa maggiormente l’imposizione diretta, al Sud quella indiretta , ma complessivamente le imposte hanno una maggiore incidenza sul pil delle aree meridionali perché le indirette (dentro le quali figura anche l’Imu) pesano per 43 miliardi e le dirette per 11. Gli effetti dei tagli alle spese: il peso cumulato delle minori spese è ben più diversificato: 1,2% nel 2012 e 2% nel 2013 nelle regioni centro-settentrionali, 2,3% nel 2012 e 4% nel 2013. Ciò soprattutto a causa dei tagli alle spese per investimenti, che penalizzano il Mezzogiorno, in particolare per la forte riduzione delle risorse del Fas attuate con successivi interventi dal Governo precedente (oltre 300 milioni nel 2011, oltre 2 miliardi nel 2012, circa 4 miliardi nel 2013)”. 

“Sono cifre che spiegano più di ogni valutazione politica che il governo Monti – aggiunge il capogruppo di Sel – ha osato andare laddove non era riuscito neanche il governo Berlusconi. Non solo, questo decreto è una ferita nei confronti della Costituzione per due motivi: innanzitutto perché la materia sanitaria è materia che prevede i poteri concorrenti del Governo e della Regione; in secondo luogo, perché il diritto alla salute è un diritto costituzionale. Pertanto il ricorso allo sciopero generale annunciato da numerose categorie della Cgil alle quali si sono associate anche categorie della Uil – conclude – è l’unica risposta possibile dei lavoratori”.

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