“Con la fermezza dovuta prendiamo le distanze dal comportamento di Marchionne e chiediamo a tutti quelli del centrosinistra di assumere una posizione netta e soprattutto senza compiacenze”
“Dopo la chiusura dello stabilimento di Termini Imerese e l'annuncio di Fiat di voler procedere alla disdetta dall'1 gennaio degli accordi sindacali in tutti gli stabilimenti automobilistici non capisco in cosa possa aver ragione l’amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne”. E’ quanto sostiene il capogruppo di Sel in Consiglio regionale, Giannino Romaniello, sottolineando che “è sicuramente il caso che il governatore De Filippo precisi il suo pensiero per non ingenerare confusione ed ancor più disorientamento tra i lavoratori della Fiat schierandosi, sicuramente nel momento sbagliato, dalla parte di Marchionne”.
“Come avevamo previsto – sottolinea il capogruppo di Sel – Pomigliano non rappresentava un'eccezione, ma l'inizio di una svolta brutale nelle relazioni industriali. Altro che modernità. Noi pensiamo che sia un pericoloso ritorno al secolo del primo contratto di lavoro degli operai, perché con il contratto nazionale si vorrebbero cancellare, con un colpo di spugna, soprattutto le libertà e le tutele dei lavoratori e anche la Fiom, sindacato di lotta. Riteniamo – continua Romaniello – che una nuova relazione tra economia, ecologia, democrazia è vitale per il futuro del Paese e per uscire dalla crisi. E’ la sfida che vogliamo raccogliere e rilanciare rivolgendoci al nuovo Governo, ai partiti del centrosinistra, alle imprese, alle organizzazioni sindacali, alle forze sociali. Ma con la fermezza dovuta prendiamo le distanze dal comportamento di Marchionne e chiediamo a tutti quelli del centrosinistra di assumere una posizione netta e soprattutto senza compiacenze. E tanto più – conclude Romaniello – nei confronti di chi ha guardato sempre all’America piuttosto che all’Europa e all’Italia con il risultato che i dati di mercato dell’auto fanno registrare un ulteriore calo di vendite del Gruppo Fiat a differenza di Volkswagen che, come è noto, paga i suoi dipendenti molto di più di quanto Marchionne paghi i suoi dipendenti italiani”.