Per l’esponente della Sel “l’insistenza sulla restrizione o cancellazione dell’art.18 non può essere giustificta e il più bugiardo tra gli alibi è proprio quello che la sbandiera come necessità di dare lavoro ai giovani”
“Per difendere gli interessi delle nostre comunità non credo ci sia bisogno di un Monti lucano che invochi la trasposizione automatica in Basilicata della sua ricetta in materia di flessibilità del lavoro, di relazioni con la Fiat e di ticket sanitari”. A sostenerlo è il capogruppo di Sel in Consiglio regionale Giannino Romaniello, per il quale “soprattutto in tema di flessibilità quella di oggi è la giornata meno adatta per sostenere le proposte Monti-Fornero di riforma del mercato del lavoro. Vorrei ricordare che oggi in risposta all’appello de “Il nostro tempo è adesso. La vita non aspetta” in tutta Italia si svolgono manifestazioni e sit-in per rivendicare un modello alternativo per uscire dalla precarietà”.
“La stella polare che orienta le scelte del Governo Monti – aggiunge Romaniello – è la stessa che ha orientato il Governo Berlusconi: deregolamentazione e flessibilità restano le formule magiche. Dovrebbero garantire sviluppo e crescita, maggiore efficienza, maggiore produttività e dunque anche più posti di lavoro e salari migliori. Ma è una via che si è già dimostrata senza uscita: in Europa deregulation e flessibilità selvaggia non hanno affatto innescato quel circuito virtuoso. Hanno solo rallentato e spesso paralizzato il percorso della ricerca e dell’innovazione, sino a tradursi in calo della produttività e ostacolo alla crescita. La modifica, nella sostanza equivalente al taglio, degli ammortizzatori sociali non offre alcuna protezione a chi ne era privo, e che privo ne resta. In compenso costituisce un formidabile incentivo ai licenziamenti, che sconfina nell’irresponsabilità in una fase di crisi in cui i posti a rischio si contano in centinaia di migliaia”.
“D’altra parte – continua Romaniello – solo con la volontà di procedere a tappe forzate verso la precarizzazione del lavoro si spiega l’insistenza sulla restrizione o cancellazione dell’art.18. Null’altro infatti può giustificarla e il più bugiardo tra gli alibi è proprio quello che la sbandiera come necessità di dare lavoro ai giovani. Manca in compenso, nel piano del governo, quel che dovrebbe esserci: una strategia capace di scommettere sulla modernità reale, dunque sulla produzione ad alta compatibilità ambientale, e quindi sull’innovazione e sulla ricerca. Manca insomma – dice Romaniello – un’idea alta di sviluppo capace di coniugare qualità del lavoro, diritti e modernizzazione del sistema produttivo ed infrastrutturale materiale ed immateriale del Paese”.
“Quanto all’atteggiamento di Monti nei confronti di Marchionne non mi pare che possa essere additato ad esempio. Anzi – continua il capogruppo Sel – da Monti non è venuta alcuna richiesta di presentazione del piano industriale e quindi di chiarimenti sugli investimenti (20 miliardi) e la occupazione in Italia secondo la tesi liberista che “l’imprenditore può scegliere dove investire”. Ricordo che la capacità produttiva di Fiat in Italia è oltre il doppio di quanto la stessa ha prodotto-venduto: circa 650mila auto e che nelle fasce medio alte non c’è uno, dico uno, di modello capace di competere con quelli delle auto tedesche. La gestione Marchionne credo sia la più negativa nella storia del gruppo Fiat, un gruppo che dal Paese ha preso tanto”.
“Infine – continua Romaniello – all’assessore Martorano che in Quarta Commissione ha esposto la sua tesi (‘non si potrà che includere anche il concorso dei cittadini sulla spesa sanitaria’), abbiamo rinnovato la richiesta di avere un quadro completo e dettagliato su quanto è stato introitato con i ticket sulla specialistica ambulatoriale e di tenere fede all’impegno della rimodulazione. Sono trascorsi quasi tre mesi dall’impegno assunto in Consiglio regionale su questo e pur in attesa della definizione del nuovo Patto per la Salute Ministero-Regioni, sicuramente non può essere messo in discussione quanto deciso sulla rimodulazione del ticket in base al reddito”.
“La proposta delle Regioni – conclude Romaniello – non può essere condivisa solo dalla Giunta ma deve essere oggetto di confronto in Commissione. E’ il minimo che si possa fare”.