Romaniello: disagio sociale tema centrale primo maggio

Il capogruppo di Sel sollecita azioni della Giunta regionale “che non si possono limitare alla nuova lettera spedita all’amministratore delegato dell’Eni Scaroni dal presidente De Filippo”

“La manifestazione dei disoccupati di Viggiano oggi sotto la sede della Giunta regionale dopo quella degli operai forestali, lo sciopero della fame di 18 lavoratori Lsu di San Chirico Raparo, le nuove proteste e lo sciopero della fame degli agricoltori del Comitato Terre Joniche: la ‘vigilia’ del primo maggio in Basilicata ha i volti del profondo disagio sociale che richiede uno sforzo maggiore non solo da parte del Governo ma anche da parte della Giunta regionale”. E’ quanto sostiene il capogruppo di Sel in Consiglio regionale Giannino Romaniello.

“Intanto la manifestazione dei cittadini senza lavoro di Viggiano, da sempre considerata la “capitale” del petrolio – dice l’esponente di Sel – sollecita azioni della Giunta regionale che non si possono limitare alla nuova lettera spedita all’amministratore delegato dell’Eni Scaroni. L’auspicio è che il ‘ravvedimento’ del presidente De Filippo (‘senza occupazione rivedremo la posizione sulle estrazioni’) sia sincero e quindi accompagnato da provvedimenti ed atteggiamenti consequenziali. Sel – continua Romaniello – è stato l’unico partito a contestare la strategia che sostiene l’art. 16 del decreto liberalizzazioni: condizionare la discussione sull’utilizzo delle entrate fiscali derivanti dal petrolio attraverso la libertà per le compagnie petrolifere, assecondate dal Governo Monti, di ricerca ed estrazione di idrocarburi. E le affermazioni del ministro Passera in audizione, ieri, in Commissione al Senato confermano la volontà del Governo di accelerare la produzione di petrolio senza prima affrontare le questioni lavoro ed impatto su ambiente e territorio. Ci sono poi aspetti specifici riferiti a precarietà e incertezza che continuano ad accompagnare il mondo del lavoro, e non diritto come recita la nostra Costituzione. I lavoratori Lsu di San Chirico Raparo, dal primo maggio non potranno svolgere più la propria attività a seguito di un’interpretazione singolare del Patto di stabilità; essi sono l’esempio di come la precarietà e la perdita del reddito per alcune categorie di persone dura da troppi anni e che in mancanza di un intervento legislativo chiarificatore subiscono un’ulteriore grave penalizzazione che li condannerebbe alla disoccupazione. La protesta degli agricoltori del Comitato Terre Joniche, invece, denota che si acuisce la sfiducia nelle istituzioni perché le risposte ai problemi del risarcimento dei danni delle alluvioni di un anno fa nel Metapontino sono troppo lente e burocratiche”.

“In un momento in cui il lavoro sembra diventato un lusso da accettare a ogni costo, dove la politica sociale scompare in nome di non chiare politiche di austerità il cui unico scopo è cancellare diritti della cittadinanza, il primo maggio – dice ancora Romaniello – acquista un significato per nulla rituale e di autentico impegno politico intorno all’obiettivo ‘minimo’ più volte espresso nel centrosinistra di un Piano pluriennale del lavoro”.

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