Il consigliere regionale del Pd parla di “imperdonabile distrazione di tutti i consiglieri, con esclusione del presidente Mollica e annuncia una mozione “tesa ad annullare quanto infelicemente approvato lo scorso 7 marzo”
“Nello scorso mese di marzo il Consiglio regionale della Basilicata ha approvato una mozione proposta dai consiglieri del Movimento Cinque Stelle che impegna il presidente della Regione e la Giunta a istituire il ‘Giorno della memoria per ricordare gli eventi e i caduti del Risorgimento italiano’. L’approvazione è avvenuta a maggioranza con la sola illuminata astensione del presidente Franco Mollica, che così conferma ancora una volta di saper interpretare il suo ruolo di garante dell’Assemblea regionale, e con la imperdonabile distrazione di tutti gli altri, a partire dallo scrivente, probabilmente tratti in inganno dall’idea che nelle intenzioni dei promotori ci fosse soltanto una condivisibile richiesta di condanna di ogni forma di violenza e di pietoso ricordo di tutte le vittime”.<br /><br />Così il consigliere regionale del Pd, Vito Santarsiero, il quale aggiunge “ad un ulteriore successivo approfondimento però si è potuto verificare che, come azione studiata e coordinata, una pressoché identica mozione, fondata su discutibilissime interpretazioni della storia, è stata presentata ed approvata nello stesso periodo, sempre su proposta del M5s, anche in Puglia e Campania e pare sia stata approntata, per quanto riporta la stampa, anche in Molise, Abruzzo e Sicilia e persino in molti Comuni; tale azione, inoltre, appare grottescamente supportata dal senatore pentastellato Sergio Puglia il quale, presentando analoga proposta in Senato, arriva al punto di porre sullo stesso piano i piemontesi e i nazisti”.<br /><br />“Alla luce di tutto questo – dice Santarsiero – è chiaro che la citata mozione acquisisce un senso che va ben oltre quello che superficialmente è stato letto dal nostro Consiglio; essa rientra in una strategia di promozione di un pericoloso sentimento antiunitario teso a recuperare consenso vivificando il mito di una presunta età dell’oro borbonica esaltata, in modo assolutamente antistorico, in contrapposizione alle difficoltà che il Mezzogiorno d’Italia (con l’Italia intera) si è trovato ad affrontare nel periodo post unitario. Il che è inquietante e pericoloso in questa epoca in cui la conoscenza storica va sempre più affievolendosi, sommersa dalla superficiale genericità dell’informazione globale, cosicché si rischia di soggiacere ad un impeto di revisionismo che, come già avvenuto in Campania con la richiesta di rimozione addirittura del busto di Cavour, porterebbe alla confusione tra verità storica e folkloristica esaltazione di presunti eroi che pure appartengono alla memoria dei nostri territori, ma con molte più ombre che luci”.<br /><br />“Lo storico Francesco Barbagallo – aggiunge – è illuminante quando scrive che ‘il revival attuale di borbonismo, sudismo e addirittura terronismo non è altro che il rilancio di una vecchia e diffusa convinzione che l’unità d’Italia avrebbe comportato lo sfruttamento del sud a vantaggio del nord. I rapporti tra le due parti del Paese sono stati di sostanziale interazione seppure squilibrata a svantaggio del Mezzogiorno. Ma soltanto grazie all’unità nazionale l’Italia intera ha acquisito uno spazio politico-strategico di eminente rilievo europeo. E, nel secondo dopoguerra, ha potuto inserirsi nel ciclo più significativo dello sviluppo economico mondiale, ascendendo addirittura al sesto-settimo posto tra le potenze economiche del mondo’. Egli – prosegue – ci ammonisce inoltre su quello che è il vero problema del Mezzogiorno, cioè ‘la persistente incapacità di direzione politica delle classi dominanti meridionali, che le ha rese sempre subalterne alle più capaci classi dirigenti del settentrione. La situazione – ci dice- va cambiando in questo nuovo secolo, ma in senso negativo per il degrado politico-amministrativo anche dei ceti dirigenti del nord’”.<br /><br />“Ed è su questo che anche in Basilicata dovremmo riflettere – continua Santarsiero – evitando le vane celebrazioni e le distorte letture della realtà; d’altronde è proprio un figlio della nostra regione, il giornalista e patriota Ferdinando Petruccelli della Gattina, che nei suoi reportage raccolti nel libro ‘I moribondi di palazzo Carignano’ ci rappresenta la realtà di una classe dirigente che sembrava aver perso fin da subito la guida degli ideali risorgimentali”.<br /><br />“Alla luce di queste considerazioni, sembra chiara la necessità – conclude il consigliere del Pd – non solo di rivedere la decisione presa, ma persino di procedere in senso contrario per il ripristino e la salvaguardia della verità storica che è quella di una regione che insorge contro i Borboni, con la città di Potenza che il 18 Agosto 1860 dà inizio alla rivolta lucana e che per tale gesto è stata insignita della medaglia d'oro al valore risorgimentale di cui è giustamente orgogliosa. Mi farò carico di proporre in Consiglio regionale una mozione tesa ad annullare quanto infelicemente approvato lo scorso 7 marzo”.<br /><br />L.C.<br />