Il capogruppo dell’Udc: “La normativa nazionale ottemperando alle direttive europee e di conseguenza anche l’attuazione da parte delle Regioni, dovrebbe andare nella direzione di un’azione di prevenzione della produzione di rifiuti”
“Com’è noto il Presidente dei Consigli dei Ministri ha chiesto la dichiarazione della illegittimità costituzionale, proponendo ricorso alla Corte Costituzionale, dell’articolo 1 legge regionale n.35/2015, che ha modificato l’articolo 42 della legge regionale 26/2014 (già dichiarato incostituzionale nella precedente formulazione)”. E’ quanto dichiara il consigliere regionale dell’Udc, Francesco Mollica.<br /><br />“L’articolo in questione – spiega Mollica – dispone che ‘nelle more della realizzazione, adeguamento e/o messa in esercizio dell’impiantistica di trattamento programmata è possibile smaltire presso le discariche autorizzate ed in esercizio i rifiuti solidi urbani non pericolosi, previo tritovagliatura e biostabilizzazione anche parziale degli stessi’, aggiungendo che ‘le disposizioni di cui al presente articolo restano in vigore fino all’approvazione del nuovo Piano regionale dei Rrifiuti e comunque non oltre il 31 agosto 2016’. Il ricorso – a giudizio del consigliere – appare fondato, in quanto, come l’autorità ricorrente argomenta, l’articolo in questione insiste sull’accezione ‘parziale’ del trattamento, non definibile e non definito nelle caratteristiche della sua parzialità, non modificando, dunque, o aggiungendo nulla rispetto a quanto era stato già previsto con la precedente formulazione dell’art. 42 Lr 26/2004, risultando, perciò, nuovamente in contrasto con la normativa comunitaria e statale, oltre che con la stessa Costituzione, non solo in relazione all’articolo 117, ma questa volta anche in relazione all’articolo 136 per il mancato rispetto del giudicato costituzionale”.<br /><br />“La normativa nazionale – prosegue Mollica – ottemperando alle direttive europee, e di conseguenza anche l’ attuazione da parte delle regioni, dovrebbe andare nella direzione di un’azione di prevenzione della produzione di rifiuti, con particolare attenzione a quelli organici, con conseguente riduzione di quelli da collocare in discarica attraverso misure quali il riciclaggio, il compostaggio, la produzione di biogas e il recupero di materiali/energia, nell’ottica dell’obiettivo generale di prevenire o ridurre il più possibile le ripercussioni negative sull’ambiente, nonché i rischi per la salute umana, risultanti dalle discariche per i rifiuti, durante l’intero ciclo di vita delle stesse”.<br /><br />“In base al combinato disposto dell’ articolo 5 comma 1 bis del Decreto legge n.208/2008 e dell’articolo 7 del Decreto legislativo 36/2003 si evince – continua Mollica - che dopo il 31 dicembre 2009, i rifiuti urbani conferiti in discarica dovevano e devono essere trattati, anche nel caso previsto dall’articolo 17 comma 1 ( proroga per le discariche già autorizzate) del medesimo D.lgs. 36/2003, solo ad eccezione della deroga prevista dall’art. 7 comma 1 del d.lgs. 36/2003, cioè nel caso in cui si dimostri che il trattamento non sia necessario. Fulcro delle disposizioni normative richiamate, perciò – rimarca Mollica - rimane il conferimento, perentoriamente dal 31 dicembre 2009, in discarica dei soli ‘rifiuti trattati’”.<br /><br />“Anche il Decreto del Ministero dell’Ambiente 24 giugno 2015, che apporta modifiche al Decreto del Ministero dell’Ambiente 27 settembre 2010, parla di conferimento in discarica di rifiuti derivanti da trattamento meccanico e trattamento biologico, non utilizzando mai il termine ‘parziale’, semplicemente perché, indipendentemente dalla tipologia di trattamento applicata, nessuno lo utilizza solo parzialmente. Probabilmente la Regione Basilicata ha cercato di porre rimedio ricorrendo ad ‘artifizi normativi’ per mascherare i ritardi nell’adeguamento o realizzazione dell’impiantistica per il trattamento dei rifiuti sul territorio, oltre che nella redazione ed approvazione del nuovo Piano regionale dei rifiuti. Meglio avrebbe fatto, invece, a tentare di mettersi in regola, rispettando i tempi dettati dalle norme e in ‘extrema ratio’ tentare la via della richiesta di eventuali proroghe motivate al Ministero dell’Ambiente”.<br /><br />“La deriva pericolosa è che questo ‘modus operandi’ possa diventare consuetudine e prestare il fianco a quanti cercano pretesti per smembrare la Basilicata, perseguendo l’assurdo progetto delle Macroregioni. La comunità regionale – conclude Mollica – va preservata con azioni quotidiane che mirino a valorizzare, ancor più, una terra che merita rispetto e tutela, come solo un ‘pater familias’ può garantire”.<br />