Sviluppare una filiera nazionale incentrata sulle bioenergie per ridurre la dipendenza dalle fonti fossili e l’impatto ambientale sfruttando i progressi nel campo della ricerca e dell'innovazione. E’ stato questo il tema posto al centro del convegno intitolato “IEA Bioenergy” organizzato dall’ENEA in collaborazione con il GSE ed il CNR e che ha coinvolto, il 5 e 6 maggio scorsi a Sassari, ricercatori, mondo industriale e policy maker per discutere degli scenari italiani ed europei del settore. A renderlo noto è il Centro Ricerche ENEA Trisaia di Rotondella che sottolinea come “dal workshop è emerso che in Italia sono in funzione bioraffinerie di eccellenza che puntano all’integrazione nei territori, alla costruzione di una filiera di approvvigionamento locale e ad una gestione compatibile con gli agro-ecosistemi. Fra queste, l’impianto Matrìca a Porto Torres (Sassari), nato da una joint-venture Versalis-Novamont che produce principalmente bioplastiche e biolubrificanti, e lo stabilimento Mossi&Ghisolfi a Crescentino (Vercelli), specializzato nella produzione di bioetanolo di seconda generazione per autotrazione. È nata così una filiera delle bioenergie e dei bio-chemical, partendo dal sistema agricolo che produce la materia prima, alla manifattura che la trasforma, al terziario che offre i servizi a supporto, alla ricerca che sviluppa ed affida al mercato le innovazioni di processo. Sul fronte della ‘chimica verde’ l’ENEA è impegnata nel miglioramento delle colture energetiche e delle materie prime da utilizzare nelle bioraffinerie, per aumentarne la resa energetica e l’efficienza dei processi di produzione. Inoltre – si legge ancora nella nota – dai lavori è emerso che il nostro Paese è in grado di porsi come capofila in questo settore, utilizzando al meglio i terreni marginali, gli scarti agricoli e delle lavorazioni agroalimentari, le tecnologie innovative già sviluppate e pronte per il salto di scala, i brevetti e le innovazioni di processo. Una delle sfide tecnologiche e di innovazione da affrontare nel settore delle bioraffinerie riguarda la capacità di produrre simultaneamente intermedi chimici e vettori energetici, così come accade nelle raffinerie alimentate con prodotti di origine fossile. Servono ancora investimenti in innovazione e ricerca – conclude l’ENEA – sia sui processi sia sullo studio agronomico delle migliori essenze da utilizzare, in modo da individuare soluzioni sempre più sostenibili e competitive”.
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