Per il capogruppo del Pdl-Fi “perseverare nella proposizione di un modello siffatto significa peggiorare lo stato del sistema produttivo lucano”
“Ha senza dubbio ragione l’assessore Liberali laddove descrive la Basilicata come una regione stretta nella morsa di una crisi, lunga e pervicace, che ha lasciato sul campo troppi morti e feriti. Insomma, niente più negazionismo come invece accaduto in passato”. Lo ha affermato il capogruppo del Pdl-Fi, Michele Napoli durante il suo intervento in Aula dopo la relazione dell’assessore alle attività produttive sullo sviluppo e competitività del sistema produttivo lucano.<br /><br />“Quali sono le soluzioni alla crisi prospettate? Quale l'idea di rilancio per l’economia lucana”? Queste le domande che si pone il consigliere soffermandosi in particolare sugli “indicatori macroeconomici che, riferiti al 2013, non danno contezza della attuale situazione economica e sociale della Basilicata. L'operazione verità vuole che si dica che la contrazione del Pil della regione, dall’inizio della crisi ad oggi, è stata di 16,3 punti, qualcosa come 1 miliardo e 674 milioni di euro (fonte Confindustria) in termini assoluti. Non quindi 13 punti, che è un dato non veritiero ed avulso dal contesto territoriale”.<br /><br />Napoli ha fatto poi riferimento allo stabilimento Inpes, che ha chiuso i battenti due anni fa ed i suoi 123 dipendenti sono in cassa integrazione guadagni e non all'interno dello stabilimento. “Può l'assessore alle Attività produttive – si è chiesto – riferire all'Aula sullo stato dell'economia lucana ed ignorare che quello è un sito non attivo? È mai possibile procedere senza una puntuale ricognizione dello stato di fatto in cui versano i siti produttivi attivi? Si può mai credere al rilancio dell'economia quando ad annunciarla è colui il quale non ha neppure contezza di circostanze di dominio pubblico”?<br />“L’assessore – ha ancora detto Napoli – parla di export, della sua ripresa nell’ultimo anno. Anche qui partiamo dai dati oggettivi, ovvero dalla crisi drammatica delle esportazioni regionali. Nell’arco temporale 2007-2013 la variazione percentuale negativa è stata pari a -52,4 per cento, il dato medio nazionale + 7 per cento e quello del Mezzogiorno + 2,4 per cento (fonte Confindustria).Per quanto riguarda l'internazionalizzazione siamo da molti, troppi, anni all’ultimo posto della classifica europea (fonte Eurostat)”.<br /><br />“Siamo di fronte – ha aggiunto – ad una politica rispetto alla quale non si riscontra alcuna significativa inversione di tendenza. E perseverare nella proposizione di un modello siffatto significa peggiorare lo stato del sistema produttivo lucano. Ma c'è di più, leggo di una società di rating esterna che dovrebbe procedere alla valutazione delle manifestazione di interesse sui nuovi piani di investimento. Potrebbe avere il mio plauso a patto e condizione che qualcuno, a cominciare dall’Assessore e dal Presidente della Giunta dica a chiare lettere che gli uffici ’industria’ hanno nel corso degli anni dato prova della assoluta loro inadeguatezza, dando il player ad iniziative che di industriale avevano ben poco”.<br /><br />“Per favorire e per promuovere l’apertura del sistema produttivo regionale ai mercati internazionali – ha continuato Napoli – occorre anche una profonda riconversione del ruolo e delle funzioni dei consorzi industriali, al fine di renderli più adatti alle esigenze totalmente nuove della globalizzazione economica. Riformare i consorzi non significa solo risanamento dei bilanci. Significa anche far assumere loro la consapevolezza della necessità di fornire alle imprese quei servizi ad elevato valore aggiunto di cui esse oggi hanno bisogno. Tra questi incentivare la crescita degli insediamenti produttivi in maniera tempestiva, attraverso l’attività formativa in tema di innovazione di processo o di prodotto, quella di marketing territoriale, quella di ricerca mediante convenzioni con le università o con centri di ricerca privata e quelle in materia di internalizzazione”.<br /><br />“Queste le esigenze sacrosante – ha concluso l’esponente di Forza Italia – per il nostro tessuto produttivo affinché superi handicap ben precisi e tristemente noti: scarsissima apertura ai mercati internazionali, eccessiva frammentazione, dimensioni ridotti delle aziende e una non più sostenibile dipendenza dell’apparato produttivo dal sistema regionale dei sussidi e degli aiuti. E’ ora che le imprese delle Basilicata ‘imparino a camminare con le proprie gambe’, e che le istituzioni regionali si limitino a porre in essere le condizioni di contesto per la nascita e lo sviluppo delle stesse. Ciò che devono fare i consorzi per dirsi realmente al servizio delle imprese e delle esigenze vitali del territorio, è supportare le imprese nella ricerca e nella individuazione dei fondi europei (anche e soprattutto a prescindere dai programmi nazionali o regionali)”.<br />