Regioni, Lacorazza: lo smembramento non serve

Il presidente del Consiglio regionale interviene nel dibattito sulle macroregioni: “Il nuovo art. 116 e i referendum sono una sfida di governo per cambiare il Paese senza mortificare il ruolo dei territorio e dei presidi democratici”

&ldquo;Alle Regioni virtuose pi&ugrave; competenze, e questo va bene perch&eacute; significa sentire propria la sfida della modernizzazione del Paese. Ma leale collaborazione significa anche garantire la presenza dello Stato nelle Regioni, senza modificarne i confini amministrativi, a partire dalle Corti d&rsquo;Appello&rdquo;. E quanto ha dichiarato il presidente del Consiglio regionale Piero Lacorazza a proposito del dibattito che si aperto sulle macroregioni.<br /><br />&ldquo;Magari sono solo coincidenze. Voglio pensare – aggiunge – che sia solo un caso o la discussione sulla riforma del Titolo V della Costituzione ad aver riaperto, dopo il deposito dei quesiti referendari da parte di dieci Regioni su sblocca Italia e decreto sviluppo, il dibattito sulle macroregioni. Ma il dibattito c&#39;&egrave; e non voglio rinunciare a prenderlo dal versante della &#39;sfida&#39; e del &#39;cambiamento&#39;. Si poteva far saltare l&rsquo;attuale assetto delle Regioni mantenendo le Province. Ma ora che il pasticcio delle Province &egrave; stato gi&agrave; consumato (a proposito: siamo gi&agrave; a 25 milioni trasferiti dalla Regione Basilicata) credo che sia sbagliato rinunciare ad un spazio democratico elettivo comunque vicino al cittadino anche perch&eacute; consolidato da una storia Costituzionale e politica&rdquo;.<br /><br />A parere di Lacorazza &ldquo;ci sono due temi che vanno affrontati senza reticenze: il primo riguarda la necessit&agrave; di una programmazione pi&ugrave; ampia (per noi meridionale) e il secondo attiene alle competenze da attribuire alle Regioni virtuose. Per la programmazione le Regioni dovrebbero a mio avviso dare vita ad un &lsquo;Gruppo europeo di cooperazione territoriale&rsquo;, stabilendo allo stesso tempo che la sessione comunitaria possa divenire momento unificante della programmazione unitaria dei Consigli regionali, per pianificare l&rsquo;uso dei fondi comunitari intorno alla realizzazione di pochi grandi obiettivi comuni. Le macroaree di programmazione devono avere un a regia nazionale per integrare risorse e strategie dentro un quadro unitario del Paese, ma devono anche valorizzare le specificit&agrave; territoriali, che vanno accompagnate in un ambito ottimale che possono essere le attuali Regioni&rdquo;.<br /><br />&ldquo;C&rsquo;&egrave; poi, un secondo punto &ndash; aggiunge ancora Lacorazza -, che riguarda le maggiori competenze per le Regioni virtuose e la leale collaborazioni tra istituzioni. L&#39;iniziativa referendaria su una materia delicata come quella energetica e la riformulazione dell&#39;art. 116 (a pi&ugrave; virt&ugrave; corrispondono pi&ugrave; poteri) della Costituzione aprono uno spazio che non &egrave; (come alcuni pensano) una disputa tutta interna al Pd o una posizione della minoranza Dem contro Renzi, ma una sfida di governo per partecipare al cambiamento del Paese senza mortificare il ruolo dei territorio e dei presidi democratici. &Egrave; chiaro che questa sfida di governo, di leale collaborazione, deve vedere tutti i soggetti responsabilizzati. Lo smembramento delle Regioni o il loro svuotamento a Costituzione invariata, a partire dalle Corti d&#39;Appello, non &egrave; certamente il miglior modo per far partire questo processo&rdquo;.&nbsp;

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