Il consigliere regionale del Gruppo misto dice “in Basilicata il fenomeno dell’emigrazione e lo spopolamento dei comuni cresce a dismisura in maniera esponenziale e di pari passo cresce il numero di rifugiati e richiedenti asilo”
“L’ultimo rapporto su povertà ed esclusione sociale nel nostro paese si colloca in una particolare congiuntura storico-sociale. Il 2015 infatti è stato definito dai più, come una sorta di anno terribile in particolar modo per i movimenti migratori, infatti lievita il numero di rifugiati, sfollati e morti registrati, ma anche l’incredibile debolezza ed egoismo mostrato da molti paesi dell’Unione europea nell’affrontare, o meglio nel non affrontare in maniera lungimirante quella che è diventata prima di ogni cosa un’emergenza umanitaria”.<br /><br />E’ quanto evidenzia il consigliere regionale del Gruppo misto, Giannino Romaniello per il quale “i dati offerti dal rapporto mostrano una fotografia disastrosa e terribilmente mortificante. Per la prima volta, nonostante continuino ad essere soprattutto gli stranieri a chiedere aiuto ai centri di ascolto Caritas, nel mezzogiorno d'Italia i nostri connazionali che si recano nei centri Caritas sono il 66,6 per cento contro il 57,2 per cento degli stranieri. Singolare è il fatto che nel nostro paese la parità di genere si affermi nella condizione di povertà, infatti abbiamo i seguenti dati: gli uomini (49,9 per cento) e donne (50,01 per cento). Le famiglie che vivono in uno stato di povertà superano il milione e mezzo per un totale poco al di sotto dei 5 milioni di individui; dato più alto dal 2005, che riguarda uno stato di povertà assoluta, cioè di quella forma più grave di indigenza, di chi non riesce ad accedere a quel paniere di beni e servizi necessari capace di assicurare una vita dignitosa”.<br /><br />“In questo quadro generale – continua – si colloca la nostra Basilicata dove il fenomeno dell’emigrazione e lo spopolamento dei comuni, cresce a dismisura in maniera esponenziale e di pari passo cresce il numero di rifugiati e richiedenti asilo. Pittella in cerca di una visibilità telegenica più che costruirla su politiche di sviluppo e di inclusione sociale la costruisce sul nulla, solo ed esclusivamente indossando il vestito del caritatevole, dichiarando dati sull’ occupazione totalmente inesatti, compresi quelli relativi agli stranieri se si pensa, ad esempio che la maggior parte di quei lavoratori sono stagionali e quindi si riferiscono ad un occupazione molto limitata nel tempo”.<br /><br />“Sempre sul tema dell’immigrazione – dice Romaniello – il presidente ‘accogliente’, che parla ancora della necessità di aumentare le quote, si rende realmente conto dell’affanno in cui versano i centri di prima accoglienza nella nostra regione? Le cooperative, associazioni e società che operano nel settore infatti non avendo ancora ricevuto l’accredito dalla prefettura, (l’ultimo risale ad aprile scorso) rischiano il collasso, non riuscendo più a garantire i servizi essenziali ai propri ‘ospiti’ e non riuscendo ad erogare il pocket money, nonché non essendo nelle condizioni di poter retribuire operatori, fornitori e tutti coloro che lavorano direttamente o indirettamente per la gestione dell’accoglienza. Il presidente sul tema si pronuncia con disarmante approssimazione sostenendo che per fine anno arriveranno i soldi, ma siamo sicuri che questo basterà? È questo l’approccio giusto? Si tutelerà così l’accoglienza, il lavoro, l’ordine pubblico? Non sarebbe servito uno slancio più generoso a supporto e a sostegno delle organizzazioni pur non essendo di stretta competenza regionale”?<br /><br />“Accogliere – aggiunge il consigliere del Gm – significa essere in grado di poter dare una prospettiva di vita migliore a chi raggiunge il nostro paese alla ricerca di futuro e dignità. Bisogna avere un piano vero di inclusione ed inserimento lavorativo capace di dare risposte sia alla fascia degli esclusi della regione che ai richiedenti asilo evitando il rischio della guerra fra poveri. Serve spingere affinché si attui in maniera celere il programma del reddito minimo ed in tal merito nella giornata del 19 ottobre è stata mia cura protocollare una richiesta di audizione in IV commissione consiliare del dirigente Vito Marsico, per avere delucidazioni sullo stato di avanzamento del programma reddito minimo di inserimento e per chiederne: l’elenco dei progetti presentati dai comuni; il numero dei lavoratori percettori del Copes esclusi dall’ultimo processo di formazione; il numero dei ricorsi presentati avverso la graduatoria provvisoria; i ricorsi accolti e ricorsi rigettati”.<br /><br />“È inaccettabile – ancora Romaniello – registrare continui ritardi sulla partenza del provvedimento se si considera che l’esperienza dei Copes si è ufficialmente conclusa nel settembre del 2015. È necessario nonché doveroso provare ad allargare la platea dei beneficiari e rivedere il sistema che così com’è mostra diverse crepe se si pensa ad esempio, a tutti gli ex Copes rimasti fuori dagli ultimi interventi dei tirocini di inclusione. Sul fronte nazionale ritengo come uomo di sinistra che le volontà espresse da Renzi in merito alla prossima legge di stabilità, siano inaccettabili, è giusto ridurre le tasse, certo, ma se fatto in maniera equa, ridurre le tasse solo alle imprese significa riproporre una ricetta esclusivamente berlusconiana. Serve una patrimoniale che restituisca equità e redistribuzione del reddito. Ciò che non serve sono le trovate propagandistiche, quelle ad esempio che rilanciano sulla realizzazione del ponte sullo stretto”.<br /><br />“Serve affrontare – dice – il tema povertà anche rilanciando la questione del diritto ad ‘abitare’, si trovino le risorse per rilanciare una edilizia pubblica, capace da un lato di sopperire all’emergenza abitativa ed dall’altro aiutando un settore in difficoltà, la cui riprese determinerebbe effetti positivi in termini occupazionali. Mi viene da sorridere amaro se penso che a pochi giorni da un servizio del programma ‘Le Iene’, solo ora il presidente Pittella ed il sindaco della città capoluogo De Luca, rilanciano il tema Bucaletto per ridiscutere di un nuovo programma di riqualificazione ed urbanizzazione teso a risolvere non solo problematiche infrastrutturali ma anche sociali, ben venga che si sollevi per l’ennesima volta dopo 36 anni il tema, ma ci auguriamo che si abbia realmente rispetto e che si attui un percorso che miri innanzitutto alla difesa della dignità delle persone garantendo un alloggio dignitoso piuttosto che fare proclami”.<br /><br />L.C.<br />