Rapone accoglie il Cardinale Repole

Le radici lucane dell'alto prelato. Intervistato dalla giornalista Cristina Longo, il cardinale ha parlato di radici, identità e del ruolo della Chiesa. Repole ha ricordato le sue estati in paese, il legame profondo con i nonni e il valore della fede trasmessa attraverso la semplicità.

Rapone accoglie il Cardinale Roberto Repole e gli consegna le chiavi della città: un abbraccio alle radici lucane. Un momento intenso e profondamente simbolico ha attraversato il borgo di Rapone in occasione della visita ufficiale del Cardinale Roberto Repole, Arcivescovo Metropolita di Torino, legato a questa terra da radici familiari profonde. Ad accoglierlo, un’intera comunità mobilitata, tra cittadini, associazioni, comitati e volontari, unita nel segno della memoria, dell’identità e della fede.
Tra i momenti più toccanti della giornata, la consegna simbolica delle chiavi della città da parte del Sindaco Felicetta Lorenzo, avvenuta in una piazza gremita e commossa. Un gesto carico di significato, accompagnato dalle parole del Sindaco: “La sua presenza qui rappresenta per noi un segno concreto di speranza. Le chiavi sono il simbolo della massima fiducia e appartenenza: è il nostro modo per dirle ‘questa è casa sua’. Un gesto di apertura, accoglienza e condivisione di responsabilità”.
Il percorso del Cardinale all’interno del paese è stato scandito da varie tappe significative, tra cui la sosta davanti alla casa natale del padre, momento carico di emozione e memoria. Ogni luogo attraversato ha visto la partecipazione attiva di realtà locali in un intreccio di storia, tradizioni e spirito comunitario.
L’evento ha visto la partecipazione di numerose autorità civili, religiose e militari, tra cui il Vescovo di Melfi-Rapolla-Venosa, Mons. Ciro Fanelli, che ha ricordato come la vocazione del Cardinale affondi le sue radici nei volti e negli affetti familiari:
“Se il Cardinale è qui – ha detto – è perché ha delle radici, che sono storie, persone, una famiglia. La sua vocazione nasce da lì”.
Uno dei momenti centrali è stato il dialogo pubblico tra il Cardinale Repole e la giornalista Cristina Longo, incentrato sul tema delle radici, dell’identità e del ruolo della Chiesa oggi. Il Cardinale ha sottolineato come le radici non debbano essere viste come un vincolo, ma come nutrimento: “La nostra identità nasce dalla storia, dalla famiglia, dalla cultura, da una rete di affetti e sacrifici. E per questo dobbiamo diventare, a nostra volta, radici per altri”.
Ha ricordato le sue estati a Rapone, il legame profondo con i nonni e il valore della fede trasmessa attraverso la semplicità: “La mia introduzione alla fede è avvenuta attraverso le parole forti e semplici di mio nonno, attraverso i racconti della Bibbia che mi faceva da bambino”.
Guardando al presente, ha evidenziato con lucidità la crescente distanza tra le nuove generazioni e la Chiesa, ma ha trasformato questo dato in speranza: “Oggi abbiamo l’opportunità di annunciare il Vangelo con nuova passione e autenticità. In un mondo segnato da solitudini e superficialità, la fede può ancora offrire senso e bellezza”.
Nel momento della consegna ufficiale delle chiavi, il Cardinale ha ringraziato profondamente, affermando: “Le chiavi rappresentano l’essere parte di una casa. Non si chiede il permesso per entrare in un luogo che è proprio. Sentitevi anche voi a casa nella mia comunità e nella mia persona. Perché questa reciprocità è la vera bellezza della comunione”.
La giornata si è conclusa con un senso diffuso di gratitudine e unità. Rapone ha vissuto una festa collettiva e identitaria, che ha saldato il passato al presente, la memoria alla speranza. Una testimonianza viva di come le comunità piccole, quando sono unite, possano generare grandi messaggi.

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